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Caso Ferragni: la procura chiede un anno e otto mesi. Accuse, difesa e prossime udienze
Truffa aggravata per le campagne benefiche: chiesti 20 mesi di carcere per l'influencer per il caso del “Pandoro Balocco” e delle uova di Pasqua. Cosa emerge dal processo e quando arriverà la sentenza
La procura di Milano ha richiesto una condanna a un anno e otto mesi per Chiara Ferragni, imputata per truffa aggravata nell’ambito delle campagne commerciali del Pandoro Balocco Pink Christmas del 2022 e delle Uova di Pasqua Chiara Ferragni del 2021 e 2022. Secondo l’accusa, le iniziative sarebbero state presentate come operazioni a sfondo benefico, pur avendo finalità principalmente commerciali.
Le contestazioni della Procura
Il pm Christian Barilli e il procuratore aggiunto Eugenio Fusco sostengono che i messaggi diffusi attraverso i social abbiano creato un equivoco: molti consumatori avrebbero acquistato i prodotti convinti di contribuire a una causa solidale, mentre – secondo la tesi accusatoria – le donazioni erano già state definite dalle aziende coinvolte. Ferragni, forte di una community di oltre 30 milioni di follower, avrebbe ottenuto un “ingiusto profitto” stimato in circa 2,2 milioni di euro, oltre a benefici d’immagine non quantificabili.
Elemento centrale del processo è l’analisi dei contratti tra le società dell’influencer e i brand produttori. Per i magistrati, la comunicazione sarebbe stata ambigua e potenzialmente ingannevole, tale da condizionare il consumatore con il richiamo alla beneficenza.
Nel fascicolo compaiono anche alcune email interne, tra cui un messaggio in cui Balocco sottolineava come le vendite servissero a coprire il “cachet esorbitante” dell’influencer. Secondo la procura, la truffa avrebbe avuto un carattere “diffuso” grazie alla capacità dei social di amplificare il messaggio e grazie alla “minorata difesa” dei follower, ritenuti particolarmente influenzati dall’autorevolezza della creator.
Le persone coinvolte e le richieste di pena
Oltre a Chiara Ferragni, sono imputati anche Fabio Damato, ex manager dell’influencer, per il quale sono stati richiesti 20 mesi, e Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-ID, per cui la pena chiesta è un anno. La richiesta tiene conto del rito abbreviato, che comporta una riduzione di un terzo della pena.
A processo si è aggiunta come parte civile anche l’associazione “La Casa del Consumatore”, che contesta danni a carico dei clienti ingannati, pur non avendo ancora quantificato il risarcimento.
La difesa di Chiara Ferragni
Ferragni era presente in aula, entrando da un accesso secondario. Ha rilasciato dichiarazioni spontanee sostenendo di aver sempre agito “in buona fede” e ribadendo di non aver mai voluto ingannare nessuno. Visibilmente emozionata, ha ricordato il proprio impegno sociale e diverse iniziative benefiche sostenute nel corso degli anni. I suoi legali, Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, insistono sulla correttezza delle operazioni commerciali e contestano la ricostruzione della procura, puntando a dimostrare l’assenza dell’aggravante e quindi l’insussistenza del reato.
Le prossime tappe
La prossima udienza è fissata per il 19 dicembre, quando prenderà la parola la difesa. La sentenza è attesa tra fine dicembre e gennaio. L’esito sarà decisivo non solo per il profilo giudiziario di Chiara Ferragni, ma anche per il futuro della sua immagine pubblica e della sua attività imprenditoriale.
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