Editoriali

L'attentatore di Bruxelles era passato dall'Italia. Nell'Ue serve più coordinazione

Redazione

Il caso di Abdessalem Lassoued, il terrorista che ha ucciso due persone in Belgio, ci ricorda che i paesi dell'Unione europea devono imparare a fare fronte comune contro i terroristi

Abdessalem Lassoued, il terrorista tunisino che ha assassinato due svedesi a Bruxelles, era già noto alla polizia belga, che nel 2019 gli aveva negato l’asilo ma non era riuscita a recapitargli il decreto di espulsione. È uno dei casi in cui un migrante irregolare riesce a restare in Europa, e anche a muoversi in tutta l’Unione, nonostante sia stato emanato un provvedimento che ne stabilisce il rimpatrio. L’attentatore era sbarcato a Lampedusa nel 2011, aveva vissuto in Italia  e in Svezia, da dove era stato espulso. Tornato in Italia, nel 2016 la Digos lo aveva segnalato per la sua radicalizzazione religiosa. Ciononostante, Lassoued è riuscito a restare in Europa e a trasferirsi in Belgio. Questa vicenda pone un problema di efficacia delle azioni di contrasto al terrorismo, che non possono avvalersi soltanto delle normali operazioni delle polizie nazionali, ma devono essere appoggiate e coordinate da servizi di sicurezza che sono in collegamento tra loro in Europa e non solo.

 

Bisogna separare le pratiche di contrasto all’immigrazione irregolare, che seguono norme diverse nei vari paesi e sono spesso controverse, dalla specifica difesa dall’immigrazione di potenziali terroristi. In questo caso non bastano le norme consuete. E’ in corso una guerra del terrorismo contro l’occidente e bisogna attrezzarsi per difendersi con la massima efficacia. Esistono strumenti adatti a condurre questa guerra, e sono i servizi di informazione civili e militari. Bisogna dare loro i poteri per coordinare l’azione delle altre forze dell’ordine, naturalmente nel rispetto delle garanzie costituzionali, ma senza che si creino intralci giurisdizionali, com’è necessario per garantire l’attività dei servizi, che peraltro rispondono alla commissione parlamentare che vi sovrintende e che ha l’obbligo di mantenere la massima riservatezza. Il primo dovere di uno stato o di una comunità di stati democratici è garantire la sicurezza dei cittadini, il che richiede, quando si è vittime di una guerra terroristica, di adottare le misure necessarie. Nessuna esclusa.