(foto Ansa)

Il caso

Il commissario Figliuolo in Emilia-Romagna. Ma è tensione tra governo e Regione

Redazione

Ieri la visita del generale nei territori alluvionati a maggio. Bonaccini: "Fare presto, come con il terremoto". Ma tra gli amministratori locali e l'esecutivo subito un rimpallo di accuse

E' stata una prima visita, "sono venuto per ascoltare". Perché in realtà il generale Francesco Paolo Figliuolo aspetta ancora una nomina formale come commissario alla ricostruzione. Quella che gli darà pieno diritto di operare nelle zone colpite lo scorso marzo dalle alluvioni che hanno devastato territori dell'Emilia-Romagna, delle Marche e della Toscana. Per questo l'ex commissario straordinario all'emergenza Covid si coordinerà direttamente con i suoi subcommissari, che sono i presidenti delle tre regioni, Stefano Bonaccini, Francesco Acquaroli e Eugenio Giani.

Proprio Bonaccini ieri, tenendo un punto stampa con Figliuolo, ha ribadito di voler "fare presto e bene, come con il terremoto". Anche se non si è trattenuto troppo quando ha ricordato come "i ritardi del governo siano imbarazzanti. E a tal proposito il presidente della regione più colpita ha ricevuta la sponda dei sindaci locali, che hanno lasciato l'incontro con il generale con una serie di dubbi non risolti. Il primo è l'indisponibilità per il momento di risorse concrete da parte della nuova struttura, visto che ancora ieri Figliuolo ha detto di essere "senza portafoglio".

Ma il problema è anche politico, perché il clima di scambi di vedute è servito anche a rinfocolare una certa tensione tra il governo e gli amministratori locali, che soprattutto in Romagna sono espressione della sinistra. Così mentre Bonaccini si lamentava per le lungaggini a cui Roma sta costringendo questi territori, erano proprio esponenti della maggioranza a rispondere a tono. "Il comportamento delle ultime ore del presidente della Regione Emilia-Romagna Bonaccini oscilla tra l’imbarazzante e l’isterico. A quanto pare la nomina di Figliuolo mette d’accordo tutti dal momento che, come volevasi dimostrare, il governo ha operato una scelta di autentico buonsenso. Tuttavia, il presidente Bonaccini continua a sollevare polemiche suggerendo, contemporaneamente, di non sollevare polemiche: siamo al ridicolo", ha commentato la senatrice di Fratelli d'Italia Domenica Spinelli.

Più in generale la collaborazione delle primissime ore sembra essersi affievolita anche perché secondo la maggioranza dalla regione sarebbero arrivate richieste di finanziamento in contrasto con la ricostruzione. E' quello che sostiene per esempio il sottosegretario alle Infrastrutture Galeazzo Bignami, plenipotenziario di Meloni in Emilia-Romagna. Secondo cui la struttura regionale avrebbe comunicato la lista di interventi con due settimane di ritardo, innalzando di 200 milioni il conto finale (che sale a circa 1,9 miliardi di euro). Interventi tra i quali spiccherebbero progetti che "afferivano a richieste di intervento già preesistenti". Insomma, a lavori che poco hanno a che fare con quel che hanno causato le alluvioni.