Elly Schlein e Stefano Bonaccini (Ansa)

Lettere

Perché Schlein non ha detto una parola su Bonaccini commissario

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Ma come fanno gli elettori di destra a non dire nulla sulla scelta di Figliuolo, l’uomo scelto da Draghi per i vaccini durante la pandemia, per la gestione dell’emergenza dell’Emilia-Romagna? Mi sono persa qualcosa?
Maria Assoni

Giusta osservazione. A cui aggiungo un pettegolezzo. O forse qualcosa di più. Si è chiesta come mai il Partito democratico, con i suoi vertici, non abbia mai chiesto al governo di nominare come commissario per l’alluvione in Emilia-Romagna il governatore Stefano Bonaccini? Si è chiesta come mai i governatori di centrodestra hanno per molti giorni suggerito il nome di Bonaccini con più forza rispetto a quanto fatto dalla segreteria del Pd? La ragione è semplice. Con un Bonaccini commissario in Emilia-Romagna, la sua ricandidatura, da parte del Pd, sarebbe inevitabile. Ma per ricandidare Bonaccini, il cui mandato scade nel 2025, il Pd dovrebbe accettare di cambiare le regole per i governatori, che impediscono di fare tre mandati (Bonaccini è al secondo). E cambiare quella regola – che la Lega di Zaia (secondo mandato) vorrebbe cambiare – per il Pd sarebbe inaccettabile perché darebbe a Vincenzo De Luca, governatore della Campania, argomenti per ricandidarsi per un terzo mandato. Ora: vi state ancora chiedendo perché Elly Schlein non abbia detto una parola positiva su Bonaccini commissario né una parola negativa su Figliuolo commissario?



Al direttore - Elly Schlein va per pride. Ma dalla segretaria del maggiore partito di opposizione si richiederebbe anche una presenza, scelga lei in che forme, sulla scena della perdita a vista d’occhio delle nascite italiane e dunque del futuro del paese. La politica sia incapace di pensare e guardare lontano, impantanata in un oggi colloso nel quale le si appiccicano le scarpe. Mi scuso, ma mica tanto, arrivano i dati di aprile 2023 e si scopre che ancora diminuiscono le nascite – 26.692 contro le 27.527 dell’aprile 2022. Scese, a proposito di scarpe, sotto le suole. Che poi è diventato perfino difficile capire come possano scendere ancora – siamo a poco più di 6 nascite annue per mille abitanti: il niente, un terzo degli anni 60. Si può scivolare sotto il niente? Perderemo ancora 5 mila nascite, a questo ritmo, rispetto al record da sprofondo del 2022. Abbarbicati al saldo del movimento migratorio con l’estero. Questo siamo. Viene da sorridere (da piangere?) alle dichiarazioni sovraniste dei Salvini e Lollobrigida sull’autarchica sufficienza di uno sfolgorante rilancio dell’italica natalità. Ma quando? Ma come? Sapete perché quest’anno sarà un anno meno peggiore degli altri? Perché i dati di aprile danno una doppia conferma: rispetto ai primi quattro mesi de 2022 continua a flettere il numero dei morti (-21 mila) mentre continua a crescere il saldo del movimento migratorio (+27 mila). Insieme fanno quasi 50 mila unità in più rispetto ai primi quattro mesi dello scorso anno. Le nascite perderanno tutto quello che è ancora possibile perdere (in quattro mesi neppure 118 mila, la metà dei morti): il movimento migratorio attivo con l’estero in qualche modo attutirà il colpo. E tuttavia mancando i nati, scende vistosamente anno dopo anno la qualità strutturale della popolazione italiana, che minaccia di non rialzarsi mai più. Si prenda subito l’unica misura seria possibile, immediata, efficace, e si segni almeno questo punto, del quale il paese ha bisogno più dell’acqua l’assetato nel deserto: si dia un assegno di 500 euro mensili a tutte le coppie che avendo un figlio decidano di metterne al mondo un secondo, perché è il secondo figlio che manca e la cui mancanza ci trascina in quel nulla dal quale, non illudiamoci, non basterà a tirarci fuori il pure più che indispensabile saldo migratorio con l’estero. Dico, ma ci vuole tanto a capirlo?
Roberto Volpi