Foto di Filippo Attili, Palazzo Chigi, via LaPresse 

il punto

Balcani e Mediterraneo: da Tirana ad Alicante, i vertici di Meloni sulle migrazioni

Antonia Ferri

Dopo l'incontro di ieri in Albania, la premier si confronterà con gli altri leader europei il 9 dicembre in Spagna. Per l'Italia, "stretta in una tenaglia" tra le due rotte migratorie è l'occasione di portare ai vertici di Bruxelles le sue richieste sulla gestione dei confini

Ieri a Tirana, al vertice Ue sui Balcani, Giorgia Meloni ha parlato di un'Italia "stretta in una tenaglia" tra la rotta del Mediterraneo centrale e quella balcanica. La premier ha dichiarato che "occorre passare da un dibattito poco fruttuoso di redistribuzione a uno di difesa dei confini esterni dell’Unione europea" e ha lodato la stessa Ue per avere reso centrale il tema dell'immigrazione all'interno dei confini europei, il che "non era mai accaduto, oggi sì". D'altra parte, proprio in quella sede, dall'Unione europea, è notizia del Financial times, arrivava per voce della commissaria agli Affari interni Ylva Johansson, l'annuncio di un probabile rafforzamento dei controlli. L'Ue prevede infatti di dispiegare gli agenti di Frontex sulle frontiere interne degli stati balcanici: "Con un nuovo mandato, sarà possibile posizionarsi anche internamente, per così dire, tra due diversi partner dei Balcani occidentali", ha affermato Johansson.

Perciò, mentre la presidente italiana esprimeva apertura nei confronti dei vertici europei intenti a progettare di rafforzare i controlli, dal Viminale veniva emanata una direttiva alle prefetture e alla polizia di frontiera di Gorizia, Trieste e Udine - oltre al commissario di governo della provincia di Bolzano - perché fosse assicurata "una efficiente attività di vigilanza sui confini", come ha spiegato Emanuele Prisco, sottosegretario all'Interno.

Inoltre, a margine delle direttive, il ministero di cui è responsabile Matteo Piantedosi riportava un aumento, da 1.350 a 4.101, degli ingressi di richiedenti asilo definiti irregolari rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso (ovvero tra il primo gennaio e il 25 ottobre). "Accogliamo chi arriva in Italia da rifugiato - come già fatto nelle scorse settimane con i migranti del Mediterraneo - in modo civile, consentendo solo a chi ne ha diritto di restare: dal mare come dalle frontiere di terra. Non è pensabile accogliere tutti in Italia", ha aggiunto Prisco. 

A livello europeo, i dati a disposizione dell'Agenzia europea Frontex registrano un forte aumento dei tentativi di attraversamento nella zona dei Balcani occidentali: +124,8 per cento dal 2020 al 2021. E, dal lato italiano, la fondazione Openpolis mette in luce, come il governo non renda sempre pubblici i dati riguardanti gli arrivi, al di fuori di quelli collegati al sistema di accoglienza. Nonostante la mancanza di informazioni specifiche, è però fatto noto che i migranti che giungono dalla rotta dei Balcani vedono l'Italia come paese di transito e considerano la Germania e i paesi del nord Europa l'obiettivo finale del loro percorso. In questa prospettiva - meno nazionale e più europea - si leggono le parole di Meloni a Tirana, così come quelle della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha affermato come quella dell'immigrazione "è da tempo una sfida condivisa. Abbiamo un forte interesse comune a cooperare strettamente su tutti gli aspetti. Si tratta di gestirla insieme". 

  

Lo stesso spirito di cooperazione è atteso da Giorgia Meloni per dopodomani ad Alicante in occasione del vertice EuroMed con i paesi del Mediterraneo e del sud, che pure sarà concentrato sulla crisi energetica. Ma nella città spagnola, la premier italiana e il presidente francese Emmanuel Macron si confronteranno di nuovo, dopo l'incidente diplomatico che ha coinvolto circa un mese fa i due paesi e che ha riguardato le sorti di più di 200 naufraghi salvati dalla nave umanitaria Ocean Viking. Al summit del 9 dicembre, a cui presenzieranno la presidente della Commissione Ue e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, parteciperanno nove paesi: Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Italia, Malta, Portogallo, Slovenia e Spagna. 

  

Il tutto mentre gli arrivi sulle coste italiane italiane non si fermano, così come i salvataggi in mare. Tra ieri e l'altro ieri, infatti, la piattaforma Alarm Phone ha dato notizia di 482 naufraghi vicini a Malta e alla Sicilia. Roma e La Valletta sono state allertate ieri di 32 persone in stato di pericolo vicine alle coste siciliane. E intanto, la nave ong Geo Barents di Medici senza frontiere è di nuovo in mare e ha comunicato ieri il terzo salvataggio dall'inizio della missione: in totale ora ci sono 254 sopravvissuti a bordo.