(foto Ansa)

Alla Sapienza pure i professori difendono i collettivi di fuori corso che rievocano gli anni 70

Salvatore Merlo

Ragazzi vestiti come in una fiction di Marco Tullio Giordana hanno occupato Scienze politiche. Fanno quasi sorridere, ma dove porterà una tale violenza ideologica?

Sembra la versione parodistica di quando Lotta Continua si proponeva d’impedire a Renzo De Felice di tenere una lezione alla Sapienza sull’antisemitismo in Italia. Stesso meccanismo, stessa logica. Solo che i protagonisti, diciamo, sono un po’ diversi da allora. Al posto del grandissimo storico oggi c’è infatti Daniele Capezzone, quello che va su Rete4 da Mario Giordano. Mentre quelli di Lotta Continua sono interpretati da un gruppo di studenti fuori corso che paiono usciti da una rievocazione in costume tipo aranceri di Ivrea, Mamuthones sardi o sbandieratori del Palio. Per farla breve, martedì alla Sapienza dei ragazzi vestiti come in una fiction di Marco Tullio Giordana sugli anni Settanta hanno cercato di impedire di parlare a un opinionista televisivo destrorso, ma soprattutto pronta beva (nel senso che non va nemmeno agitato prima dell’uso). A quel punto è intervenuta la polizia: spintoni e manganellate.

Così ieri i Mamuthones in eskimo, che tra parentesi siedono anche nel Cda dell’Ateneo perché sono tollerati e coccolati, hanno organizzano una manifestazione, poi un picchetto (aperto dal saluto “Ciao a tutte, tutti e tuttu”), e infine hanno occupato Scienze politiche. I docenti di Scienze politiche hanno ovviamente emanato un comunicato che invita la polizia a non intervenire più se i ragazzi fuori corso dei collettivi, che occupano la Sapienza con la stessa frequenza con la quale i tassisti occupano il centro storico di Roma, decidono di non far parlare qualcuno. Siamo d’altra parte di fronte a un sistema di equilibri spiccioli, sedimentato negli anni, diventato abitudine, anzi tradizione (o rievocazione).

Persino la rettrice, Antonella Polimeni, si è abbandonata a una difesa della libertà di pensiero nella quale non si capiva più se la libertà di pensiero fosse quella di Capezzone o quella degli studenti che lo volevano fermare. Roba da disperarsi o divertirsi, se non fosse che la violenza ideologica viene sempre da lontano. E’ sempre, all’inizio, un mero, magari buffo girino in uno stagno. Comincia con i Mamuthones e Capezzone. Ne sorridiamo. Ma poi?

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.