La commemorazione a Lampedusa, foto di Concetta Rizzo, via Ansa 

quest'anno già oltre mille vittime

Il Mediterraneo resta un buco nero e i morti aumentano. L'incognita del governo Meloni

Antonia Ferri

Dal 2014 a oggi le persone decedute o disperse sono quasi 25 mila. L'hotspot di Lampedusa è ancora sovraffolato e all'orizzonte c'è un governo che potrebbe proseguire nella politica antimigratoria dei tempi gialloverdi

La Giornata della memoria e dell'accoglienza, che ricorre il 3 ottobre, fu istituita nel 2016 per ricordare il naufragio di tre anni prima, nel quale morirono 368 persone. Allora si disse “mai più”, ma la fine sembra non arrivare mai e le prospettive in vista di un nuovo governo guidato da Giorgia Meloni potrebbero aggravare ulteriormente il bilancio.

 

Dal primo gennaio al 25 settembre 2022, i migranti che hanno perso la vita o dispersi mentre attraversavano il Mediterraneo centrale sono stati 1.088. È una tendenza in crescita rispetto agli ultimi anni: la percentuale dei morti e dei dispersi quest'anno si attesta al 42 per cento, rispetto al 34 per cento dell'anno scorso, stando ai dati della fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità). Nel 2015, uno degli anni con maggiori flussi verso le coste italiane, erano morti quasi 3.800 migranti. L'anno dopo, secondo l'Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni), le morti sono state più di 5.000. Poi dal 2017 il trend è stato in diminuzione. Nel 2020, anno della pandemia, i migranti che si sono imbarcati sulle coste del Nordafrica sono stati molto pochi e si è raggiunto il livello più basso delle partenze. Ma già dal 2021 il numero dei morti è raddoppiato di nuovo (3.077). In tutto, dal 2014 a oggi, sono quasi 25 mila i morti e i dispersi nelle acque del mar Mediterraneo. Inoltre, se è vero che si possono mettere a confronto questi numeri, d'altra parte non si avrà mai la certezza sul numero delle persone partite. Con la fine della missione Mare Nostrum, la sorveglianza delle rotte del Mediterraneo centrale si è fortemente ridimensionata e molti dei dati sulle partenze dei barconi dalle coste libiche sono comunicati dalle ong e dalle autorità libiche. 

 

Fonte: elaborazioni ISMU su dati IOM – https://missingmigrants.iom.int/ 
 

In questo contesto la Sicilia è ancora "il principale approdo dei migranti che fuggono verso l'Europa", come sottolinea l'Ismu. Sull'isola dall'inizio dell'anno sono arrivate più di 51 mila persone su un totale di 69 mila arrivi in Italia. La condizione dell'hotspot per l'accoglienza di Lampedusa resta problematica: il centro è sovraffollato e in alcuni giorni del luglio scorso si contavano 1.600 persone accolte, a fronte di una capienza massima di 350 persone. Ora, mentre si sta per insediare un governo dichiaratamente a favore di un "blocco navale" (istituto che in realtà può essere attivato da uno stato solo in caso di guerra) per fermare le partenze delle navi cariche di migranti, si torna a parlare dei morti e dell'accoglienza. Proprio oggi, ricorre l'anniversario della strage del 3 ottobre 2013, quando a pochi metri dalle coste italiane persero la vita 368 migranti a seguito di un naufragio.

 

Oggi, direttamente dall'isola di Lampedusa, ha parlato il presidente della Camera, Roberto Fico, - "I flussi migratori non sono un'emergenza, fanno parte della nostra vita e della società in maniera strutturale. Esistevano prima, esistono adesso ed esisteranno dopo. Dunque vanno gestiti perché sono anche una grande opportunità". La presidente del Comitato 3 ottobre, l'organizzazione per le vittime della starge, Tareke Brhane, ha chiesto di istituire una Giornata della memoria a livello europeo. La questione migratoria è uno degli aspetti più delicati per il nuovo governo. Una delle ultime novità riguarda il ruolo dell'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini, che potrebbe ricoprire la carica di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Un ruolo che vorrebbe sviare dalle polemiche che nascerebbero da un Viminale bis, proprio mentre il leader della Lega è imputato al processo Open Arms ancora in corso, ma che potrebbe rivelarsi vano. Infatti il ministero delle Infrastrutture ha già una competenza diretta sulla guardia costiera e quindi sui porti, caratteristica che, insieme a un ministro dell'Interno con le medesime posizioni sulle migrazioni, potrebbe portare a una linea apertamente antimigratoria come quella dell'epoca giallo-verde, con tanto di paventati blocchi navali e porti chiusi

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