Fedez scende in campo, o forse no

Michele Masneri

Il cantante registra un sito internet per le elezioni 2023. Ma cosa è vero e cosa è fiction nella vita dei Ferragnez? Qualche esempio sul tasso di conversione tra followers virtuali e cari, vecchi voti analogici

Insomma siamo pronti a una discesa in campo di Federico Lucia in arte Fedez? Che il cantante e influencer studiasse da tempo di implementare la sua attività politica era noto, si era scritto anche qui sul Foglio mesi fa di come fosse alla ricerca di consulenti specifici. Ora la registrazione di un sito, addirittura “fedezelezioni2023.it”, come riferiva il Corriere oggi, sarebbe la pistola fumante, e l’indiscrezione girava da giorni, insistentemente.

 

Certo c’è il forte anzi fortissimo sospetto che di una trovata si tratti, trovata atta a sostenere il lancio delle innumerevoli iniziative realizzate in proprio o in coppia dal Lucia (nello specifico lancio del nuovo disco e della serie tv). C’è chi dice che siano pronti anche dei cartelloni elettorali, ma chissà cos’è vero e cosa è invenzione nella coppia Ferragnez, che dice tutto senza dire niente, soprattutto non butta niente in una specie di cornucopia maialesca in cui ogni messaggio viene amplificato e affettato in mille medium: la canzoncina Coca-Cola che è video e ninna nanna cantata alla prole e poi diventa spot, la vita che diventa story che diventa documentario e poi serie tv e astuccio per la scuola.

 

Così anche questa improvvisa discesa in campo sembra una lucherinata presso sé stessi, per vedere l’effetto che fa e tastare il terreno. E poi è gratis. Tra l’altro, si disse ai tempi, un Fedez “politico” avrebbe senso con impegno “à la carte”, su specifici dossier, insomma “politica Netflix”, o meglio Amazon, la piattaforma a cui è legata la famiglia, non certo con candidatura all’antica. Non vedremo insomma Federico Lucia scendere a Roma e affittarsi un monolocale zona Montecitorio, oltretutto con quegli interni così poco instagrammabili delle case dei peones in trasferta (certo ci sarebbe palazzo Grazioli libero, completo di parlamentino ex Forza Italia, condizioni pari al nuovo...).

 

Dopo la sconfitta del Ddl Zan, su cui si era speso molto, dopo le polemiche con la Rai a proposito del controverso Primo Maggio, Fedez è rimasto un po’ a corto di temi politici e polemici, e si sa che chi trova una polemica su Instagram trova un tesoro, l’algoritmo americano che ama il sangue si fonde col gusto vernacolo del dissing italiano. Rimane il problema di tradurre i like, questa entità entusiasmante e però imprevedibile, in vecchi, analogici voti: non ci sono statistiche in merito, non esiste un convertitore. Si può andare a spanne, e andiamo: l’unico esempio finora illustre è quello di Caitlyn Jenner, capofamiglia dei Kardashian, che dopo aver cambiato sesso si è candidata alle elezioni californiane sussidiarie di settembre, e nonostante l’immane seguito digitale ha preso soltanto l’1 per cento. Quello dei Kardashian, si sa, è il modello a cui chiaramente si ispirano i Ferragnez, con la famigliona allargata a mietere like e sponsorizzazioni. E però anche a prendere la sola Caitlyn coi suoi 11,9 milioni di seguaci, i voti son stati 75. 215, poco più dei romani che han votato alle primarie del Pd. Tasso di conversione, 0,68 per cento.

 

Certo, altrove è andata meglio, in Messico la giovane instagrammer Mariana Rodríguez Cantú (2,1 milioni di follower) ha appoggiato la candidatura del marito, il poco più che trentenne Samuel Garcia (1 milione), che con 700 mila voti è diventato il più giovane governatore della regione del Nuovo Leon (tasso di conversione 70 per cento). Qui avrà aiutato anche la tecnica del “giveaway”, cioè la regalia della merce: la coppia ha messo in palio un iPhone 13 tra tutti coloro che si fossero messi a seguire il marito. Sarà che l’iPhone 13 assomiglia alla scarpa di Achille Lauro (il comandante, non il cantante), e forse l’Italia sarà più simile al Messico, ma saremo pronti a votare Fedez magari in cambio di un piccolo gadget? A Milano Mauro Orso, 25 mila followers, imprenditore digitale appoggiato da influencer di area liberal come Paolo Stella e Avvocathy, è stato eletto al consiglio comunale con la lista civica Beppe Sala Sindaco, 1026 preferenze, tasso di conversione 4 per cento.

 

Ma magari Fedez invece ha in mente una performance artistica, un esperimento tipo “Democrazy”, l’opera video di Francesco Vezzoli presentata alla Biennale del 2007 in cui Bernard-Henri Levy e Sharon Stone impersonavano due concorrenti alla Casa Bianca in una campagna più vera del vero, grazie ai migliori consulenti politici di Washington, studio McKinnon da un lato, Knapp dall'altro. E di Vezzoli del resto è l’opera in copertina dell’ultimo disco di Fedez, due Fedez scultorei speculari, uno bianco e uno nero, che si cercano e si respingono, quasi una metafora del carattere del cantante, famoso per la sua imprevedibilità. E dall’opera, che andrà in beneficienza, una t-shirt, naturalmente in vendita, e già “sold out”, parola magica nel mondo instagrammatico. Forse i followers  a livello elettorale si pesano e non si contano, chissà. Però, certo, per una magliettina gratis, chi si tirerebbe mai indietro, nel segreto dell’urna? 

  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).