Il momento dell'aggressione al giornalista di Repubblica, durante la manifestazione no pass a Roma (LaPresse)

Il paradigma di un'epoca

Come nasce un no vax

Simone Canettieri e Salvatore Merlo

A casa del bidello picchiatore. Tra paranoie e letture guaste

“Non ci fidiamo più dei giornalisti”, dice sua figlia mentre lo tira via, lui, t-shirt bianca e bermuda, e anche il cane, un bastardino di mezza taglia che scodinzola ignaro del fatto che il suo padrone lunedì mattina, a una manifestazione di protesta contro il green pass, proprio sotto il ministero dell’Istruzione, tirava pugni in faccia a Francesco Giovannetti, videogiornalista di Repubblica. “Non ci fidiamo più dei giornalisti”. Incredibile. Figurarsi quanto si fida il giornalista che li avvicina adesso. Poi rientrano a casa. Al primo piano d’una palazzina di cemento e mattoni, quattrocento appartamenti, un alveare di edilizia anni Settanta ad Acilia, periferia sud, sbarre alle finestre, banalissimo degrado romano, qui dove la via del Mare diventa una grigia stradona che s’irradia in un alveare di altre stradine, più strette, e spesso non meno trafficate. Sta qui l’invasato e violento, Gianluca La Face. Cinquantasette anni, lavori saltuari, disoccupato, un posto (molto basso) in graduatoria per fare il bidello, tre carabine, un fucile e una pistola in casa. Le gare di tiro a segno, e i gruppi no vax su Facebook.

 

L’uomo delle caverne, il troglodita, non era un troglodita. Rispecchiava il livello della civiltà dell’epoca. E così Gianluca La Face, che lunedì accompagnava sua moglie alla protesta di insegnanti e bidelli contro il green pass su Viale Trastevere, intossicato di letture raccogliticce sul web, “il tradimento di Ippocrate”, “i vaccini sono un’illusione”, carico di rabbia, convinto, come dice ancora, che “i giornalisti fanno il lavaggio del cervello alle persone”, sembra quasi un paradigma. Di un’epoca. Di una subcultura. Di un’intelligenza messa al servizio della stupidità. Quasi smette di essere una persona, per assumere un valore esemplare: la paranoia del complotto dei mezzi di informazione, l’inno alla libertà suonato con gli strumenti della violenza, la frustrazione di un uomo senza lavoro alle soglie dei sessant’anni ma molto attivo su internet, forse con troppo tempo per restare solo in compagnia dei propri dèmoni. Le chat di Telegram dove si raccolgono firme, i gruppi chiusi su Facebook, “Esercito di Docenti”, il “Coordinamento docenti e Ata contro il green pass”, le chiamate a raccolta, la paura per “il siero sperimentale”, le visite al blog Byoblu che spaccia notoriamente fake news ma che nei commenti diventa “il vero giornalismo”.

 

Un piccolo mondo chiassoso che si divide in schegge di para-sinistra e monadi di para-destra, capaci di insultarsi e disprezzarsi sui forum, di scagliarsi addosso improperi gli uni con gli altri sul web, ma poi in grado di ritrovarsi tutti insieme a leggere le stesse cose e a condividere gli stessi post su internet. Una bolla che si alimenta di sparate iperboliche, e la cui violenza fino a lunedì mattina era stata soltanto verbale. Le vaghe minacce no-mask, la prossemica dei forconi, le urla di piazza. 

 

Chissà cosa scatta nella testa di un uomo come La Face, immerso in tutto questo. Un uomo schivo, forse troppo, al punto che i vicini di casa sembrano quasi non conoscerlo, ma che pure lunedì si accaniva su Francesco Giovannetti, “ti taglio la gola”, caricando i pugni con il movimento della spalla, tecnica da boxeur: “Mi colpiva solo in faccia e sulla testa”, racconta il giornalista che ha avuto quindici giorni di prognosi e il volto tumefatto. “Voleva farmi male. Sapeva picchiare”. Chi sono i La Face d’Italia? E com’è fatto uno che per contrarietà al vaccino o al green pass minaccia di morte Roberto Speranza, Matteo Bassetti, e chissà quanti altri? Ad Acilia il bidello disoccupato è un mistero. Una famiglia normale. Lui anonimo, silenzioso, lo sguardo fisso e i pugni in tasca. Nessuno è in grado dire quale sia stato l’ultimo contratto con una scuola, “di certo non in zona”. I cassieri al supermercato non se lo ricordano. Non sembra conoscerlo nemmeno il tossico che per tutto il giorno si aggira per le stradine del quartiere, intorno alla casa dove l’altro vive con moglie e figlia. Il barista si stupisce, forse c’ha scambiato una parola una volta. Il tabaccaio invece non l’ha mai visto “ma uno che fa così sembra un matto”. E a nessuno qui fanno simpatia no vax e no pass, “ma annassero a fanc...”. Alcuni giurano che La Face sia stato un grillino tipico, sfegatato e ora deluso, con la rabbia dello spretato. Altri lo descrivono come un uomo dalle strane idee di destra, la carabina in spalla e il cappello mimetico in testa. Ma c’è poi davvero differenza?

(Ha collaborato Gianluca De Rosa)