La poco democratica e molto ipocrita caccia ai “liberisti” di Provenzano & co.

Luciano Capone

Gli attacchi strumentali del vicesegretario e altri esponenti del Pd contro la nomina a Palazzo Chigi dei "liberisti" Stagnaro e Puglisi sono sgradevoli più per l'ipocrisia di fondo che per il legittimo obiettivo politico di occupare tutti ruoli con persone ideologicamente affini

Visto l’argomento, partiamo con una disclosure: Carlo Stagnaro è un editorialista del Foglio.

 

Dopo la notizia della nomina in una struttura tecnica di Palazzo Chigi di un gruppo di economisti (Carlo Cambini, Francesco Filippucci, Cristina Maltese, Marco Percoco, Riccardo Puglisi, Silvia Scozzese e il suddetto Stagnaro) per valutare l’impatto degli investimenti del Pnrr e per aiutare i comuni sui progetti, è partita un’aggressiva campagna sui social. Gli attacchi si sono concentrati sui nomi di Carlo Stagnaro, direttore ricerche dell’Istituto Bruno Leoni (Ibl), e Riccardo Puglisi, professore di Economia politica all’Università di Pavia, perché accusati di essere “liberisti”. Si tratta di una di quelle fiammate che si consumano sui social network in un paio di giorni, un po’ come accaduto alla partenza del governo Draghi con il “caso McKinsey” (chi lo ricorda?).

 

Non varrebbe quindi la pena discuterne, se non per alcune significative reazioni del Pd. Il vicesegretario Peppe Provenzano ha attaccato la nomina di Puglisi e Stagnaro: “A coordinare e valutare la politica economica nella più grande stagione di investimenti pubblici è opportuno chiamare degli ultras liberisti?”. L’ex ministro ha aggiunto: “Ma aggiornare, se non le letture, le rubriche di alcuni consiglieri a Chigi?”. L’invito di Provenzano è surreale, visto che quella rubrica coincide con la sua, almeno per due nomine: Silvia Scozzese è stata sua capo di gabinetto al ministero per il Sud; Cristina Maltese è un’esponente del Pd romano ed ex collaboratrice al Mef di Roberto Gualtieri. Provenzano fatica a comprendere che il governo Draghi non è un monocolore Pd, nonostante in questo caso le due nomine più “politiche” siano proprio legate al suo partito.

 

Un’altra critica, proveniente dalla stessa corrente di Provenzano, è quella dell’ex responsabile economico del Pd Emanuele Felice secondo cui c’è un “problema enorme” con la nomina di Stagnaro: “I finanziatori dell’Istituto Bruno Leoni non sono noti. Il potenziale conflitto di interessi con i piani del Pnrr, che muovono decine di miliardi di euro, è serissimo”. Felice cita un articolo del Domani che solleva il tema dell’influenza dell’Ibl a Palazzo Chigi dove già ha un ruolo Serena Sileoni, ma in cui sono riportati erroneamente i ruoli nell’Ibl sia di Stagnaro, che non è “direttore”, sia di Sileoni, che non è “presidente” (il presidente dell’Ibl è Franco Debenedetti, fratello dell’editore del Domani). In ogni caso, non pare esserci conflitto d’interessi nella nomina di Stagnaro, dato che il gruppo di lavoro di cui fa parte non ha influenza sull’allocazione delle risorse: non potrà in alcun modo decidere a chi o per cosa dare o non dare soldi. Farà semplicemente una valutazione sull’impatto degli investimenti. 

 

Ma il ragionamento degli esponenti del Pd sul conflitto d’interessi è curioso. Non risultano proteste quando consigliera economica del premier Conte, quindi con un ruolo più importante, era un membro del cda dell’Enel come Mariana Mazzucato. Per non parlare del capo della Casaleggio Associati consigliere del ministro dell’Innovazione Paola Pisano. Per dare un minimo di senso e dignità al suo ragionamento, Felice dovrebbe poi allargarlo a tutte le fondazioni, dei cui finanziatori si sa ancor meno rispetto all’Ibl, e a personalità con un ruolo politico più rilevante rispetto a un tecnico che fa analisi d’impatto. Ad esempio, il ministro della Salute Roberto Speranza e il suo capo segreteria Massimo Paolucci fanno parte della fondazione ItalianiEuropei di Massimo D’Alema, colui che ha procurato al governo ventilatori cinesi quasi funzionanti. Sono state chieste informazioni sui finanziatori di ItalianiEuropei? Anche qui il potenziale conflitto d’interessi è “enorme”? Chissà. Discorso analogo per il sottosegretario all’Economia Maria Cecilia Guerra, esponente dell’associazione Nens di Vincenzo Visco. E che dire dell’Arel di Enrico Letta? Felice ha chiesto al suo segretario di pubblicare i nomi dei finanziatori?

 

È evidente la strumentalità delle accuse e delle insinuazioni su un tema che non è mai stato un problema, neppure per incarichi politici e istituzionali più importanti. Il Pd può legittimamente chiedere la testa di tecnici che hanno idee diverse per pretendere che al loro posto vadano personalità più organiche o affini. Ma lo dica apertamente, senza ipocrisie, conservando un minimo di onestà intellettuale.

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali