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I blackout di Milano, la città smart che vuole tutto elettrico

Da lunedì in città scarseggia l'energia elettrica

Antonio Sileo

Le temperature alte hanno spinto i consumi e anche il lavoro da remoto sta cambiando la domanda. Rendere le reti più resilienti è urgente. Ma gli interventi hanno bisogno di investimenti e tempo, mentre si continua a incentivare l’elettrificazione, a cominciare dalla mobilità

Da lunedì l’energia elettrica a Milano scarseggia. Anche ora, nel momento in cui scriviamo, i social – anch’essi operativi grazie all’elettricità – sono pervasi da accorate e circostanziate lamentele con indicazione di via, cap o quartiere, in particolare Porta Romana. Lo stesso quartiere, ironia della sorte, in cui si stabilì Umberto Boccioni che insieme agli altri Futuristi celebrò l’elettricità come simbolo del progresso: citiamo solo il celebre “Rissa in galleria” del 1910 ammirabile alla Pinacoteca di Brera. Galleria Vittorio Emanuele si è spenta lunedì, quando è la luce è saltata anche a Palazzo Marino, dove si è dovuta sospendere la seduta del Consiglio comunale (i consiglieri erano metà in aula e metà collegati da casa, ma senza la connessione internet ci si è dovuti fermare). Ecco, proprio la presenza ubiqua, con relativi “doppi” consumi elettrici, è tra le cause del problema che non sono state citate in questi giorni.

 

Per intenderci, se in un ufficio da due persone, una è presente nel locale aziendale mentre l’altra lavora da casa, i consumi elettrici saranno inevitabilmente maggiori rispetto a quelli che si hanno quando i lavoratori condividono la stanza e l’aria condizionata. È infatti l’intenso ricorso al raffrescamento, determinato dalle alte temperature registrate in questi giorni a Milano, che ha portato a un aumento dei consumi di energia, stando a quanto si legge nel comunicato di scuse diramato da Unareti, la società di A2A che si occupa di distribuire l’energia elettrica in città.

 

Come si dice, le scuse, specie se sincere, sono sempre ben accette. Allo stesso modo, meritano di essere ricordate le parole del sindaco, Giuseppe Sala: “Ne ho parlato con i vertici di A2A perché obiettivamente, implicazioni politiche a parte, è chiaro che è una situazione che non può funzionare. La risposta è che molti dei problemi sono radicati nel tempo. C’è un piano di investimenti per far sì che non debba succedere più. Vigileremo, la mia attenzione c’è totalmente sul tema”. 

 

In effetti, la stessa Unareti ha posto l’accento sul piano di investimenti: “Per superare i disservizi che possono verificarsi in presenza di aumenti di carico sulla rete, sono necessari ingenti investimenti che richiedono tempi lunghi per poter essere portati a termine. Per questo motivo e per sostenere la crescente richiesta di energia elettrica da parte della città, Unareti ha progressivamente aumentato gli investimenti sulla rete di Milano, che sono passati da 59 milioni di euro nel 2018 a 88 milioni di euro nel 2020 e cresceranno fino a oltre 100 milioni nel 2021 per arrivare a 120 a partire dal 2024”.

 

Poiché siamo tra coloro che sono rimasti al buio – che potrebbe anche essere una momentanea e inedita condizione di pace, se non fosse per gli implacabili allarmi antifurto domestici che suonano a tutto spiano – abbiamo approfondito la questione avventurandoci nel Piano di sviluppo 2020 di Unareti, ovviamente un documento per iniziati, in cui si ritrovano i consumi degli ultimi 10 anni. Consumi che mostrano un andamento praticamente costante, fatta eccezione per il 2015 e il 2019, anni caratterizzati da temperature molto superiori alla norma nei mesi estivi, per di più per un numero di giorni elevato, circostanza che porta a un incremento dei consumi elettrici in gran parte riconducibili (di nuovo) ai sistemi di condizionamento e climatizzazione.

 

Purtroppo, puntualmente, ogni volta che si è toccata la punta massima dei consumi, in altre parole la massima potenza richiesta alla rete, questa ha mostrato evidenti segni di défaillance, tanto a luglio 2015 (bei tempi quelli di Expo) che a giugno 2019, quando con 1.635 MW si è registrato il record imbattuto. Tuttavia, come da rilevamento dalla stazione meteo di Linate, le temperature di questi giorni sono più basse di quelle del 2019. 

 

Sempre nello stesso piano ritroviamo poi l’assunto iniziale: le ondate di calore inducono notevoli stress termici sui componenti della rete di distribuzione aumentandone la probabilità di guasto. 

 

Insomma, il problema è chiaro. E lo è anche all'autorità di settore, l’Arera, che ha sede proprio a Milano e che, con una delibera del 2015, ha previsto che i grandi distributori debbano redigere un apposito piano finalizzato all'incremento della resilienza della rete a partire dal 2018. Come è chiara la tendenza all’elettrificazione, spinta anche da Bruxelles e pure super incentivata nel caso specifico della mobilità. Poiché però non può si pretendere che si acquisti senza poi riuscire a utilizzare – dal monopattino al piano cottura, scelta obbligata nelle nuove abitazioni – dovrebbe essere evidente che le cose (e la narrazione) reggono fin quando funzionano. 

 

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