Editoriali

Il Mottarone e l'oscenità di un video

Redazione

Il pm di Verbania e il dovere di punire chi in procura ha diffuso materiali riservati

Alcuni telegiornali e quotidiani hanno diffuso nella giornata di mercoledì un video drammatico che mostra l’incidente avvenuto lo scorso 23 maggio sulla funivia Stresa-Mottarone, costata la vita a quattordici persone. Il filmato, registrato dalle telecamere di sorveglianza, mostra la cabina (su cui viaggiavano quindici persone, tra cui il piccolo Eitan, unico sopravvissuto) arrivare lentamente alla stazione di arrivo del Mottarone per poi impennare all’improvviso e tornare indietro a grande velocità, a causa della rottura della fune trainante. La cabina scivola per centinaia di metri per poi cadere nel vuoto. Anche questa volta la sacrosanta manifestazione del diritto di cronaca ha ceduto il passo a una spettacolarizzazione della morte, che, oltre a non offrire alcuna informazione utile al pubblico, finisce per rendere ancora più insopportabile il dolore dei familiari delle vittime. La diffusione del video è stata criticata dalla procuratrice di Verbania, Olimpia Bossi, che ha sottolineato come la pubblicazione delle immagini sia vietata dalla legge, trattandosi di atti di indagine che, benché depositati per le parti e non più coperti da segreto, “sono relativi a procedimento in fase di indagini preliminari”. Soprattutto, ha aggiunto Bossi, “si tratta di immagini dal fortissimo impatto emotivo, oltretutto mai portate a conoscenza neppure dei familiari delle vittime la cui sofferenza, come è di intuitiva comprensione, non può e non deve essere ulteriormente acuita da iniziative come questa”. La procuratrice ha ragione, anche se risulta paradossale che a denunciare gli effetti nefasti del circo mediatico-giudiziario sia proprio lei, che nelle prime fasi delle indagini ha dato vita a una sorta di cronaca minuto per minuto dell’inchiesta, attraverso continue interviste e indiscrezioni ai giornali. Piuttosto che scandalizzarsi, comunque, la procuratrice a questo punto – come notato dal vicepresidente del Senato Roberto Calderoli – dovrebbe andare fino in fondo e appurare chi ha diffuso il materiale riservato. C’è un reato? E allora si persegua l’autore.  

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