editoriali

La lotta nel fango dei manettari

Redazione

Domani, il Fatto, la Verità e lezioni (da ridere) sul segreto istruttorio

Lotta nel fango tra giornali manettari. Mercoledì il quotidiano Domani ha pubblicato una lunga inchiesta in cui accusa l’ex premier Giuseppe Conte di aver ricevuto in passato incarichi di consulenza grazie alle raccomandazioni di Piero Amara, avvocato arrestato nel 2018 e poi condannato per corruzione in atti giudiziari. Le accuse del quotidiano edito da De Benedetti si basano  sulle dichiarazioni rese da Amara ai magistrati della procura di Milano. Dopo il suo arresto, Amara ha cominciato a collaborare con la giustizia e a lanciare una serie di accuse – dalla dubbia attendibilità – nei confronti di figure di spicco del mondo della politica, della magistratura e delle istituzioni. Negli ultimi mesi i verbali di questi interrogatori, coperti da segreto, sono stati recapitati (non si sa bene da chi) alle redazioni di alcuni quotidiani. Vista la mancanza di riscontri alle accuse, però, stavolta i giornali hanno deciso di non dare spazio al misterioso materiale. Tutti, tranne uno: Domani, appunto, che mercoledì ha pubblicato l’inchiesta contro Conte.

 

 

Non è chiara la singolare concezione della libertà di informazione che autorizzerebbe un giornalista a pubblicare il contenuto di atti giudiziari coperti da segreto (è un atto vietato dalla legge il cui costo però è risibile perché, come ammesso tempo fa dall’ex pm, Nello Rossi, “pagando una modesta oblazione si sana ogni violazione”). Ma a rendere ancora più paradossale la vicenda è la reazione di alcuni giornali, che hanno criticato la scelta di Domani di pubblicare stralci dei verbali incriminati. Amara è “inaffidabile”, ha scritto la Verità. Ancora più esplicito il Fatto, che ha parlato di manovre per “esercitare pressioni o ricatti”, dando notizia di aver ricevuto i verbali ma di aver denunciato tutto alla procura.

 

 

Mancava solo questo nel grande circo mediatico-giudiziario: i giornali specializzati nella gogna, abituati  a pubblicare qualsiasi atto di indagine giunga alle loro mani (senza tanto preoccuparsi delle ripercussioni per le persone coinvolte), che danno lezioni di deontologia giornalistica