Cosmopolitics

Chiacchiere e classifiche assieme a Tonia Mastrobuoni sull'eredità della Merkel

Paola Peduzzi

Il primo giorno del dopo Merkel è stato mesto per i conservatori tedeschi: hanno ottenuto il risultato peggiore della loro storia, sono cominciati i regolamenti di conti interni, Armin Laschet ha detto di non essere affatto soddisfatto dell’esito elettorale, si è assunto le sue responsabilità, ma ha deciso di cominciare i negoziati con Verdi e Liberali, le coalizioni non sono “matrimoni forzati” né “somme aritmetiche”, chi ha la maggioranza in Parlamento vince. Laschet è stato spesso raccontato come un negoziatore abile, un “costruttore di ponti”, ma l’arte del compromesso, anche questa, è roba da Merkel.

 

Quanto ancora saranno condizionati i conservatori da questa presenza che non sarà più presente? Tonia Mastrobuoni, corrispondente di Repubblica a Berlino pensa che la Cdu non abbia mai davvero compreso la leadership della cancelliera: per questo ha intitolato il libro che esce oggi per Mondadori “L’inattesa. Angela Merkel, una biografia politica”. “Merkel è l’inattesa ancora oggi anche perché il suo partito non ha accolto la sua eredità, l’ha trattata come una parentesi e un milione e trecentomila elettori hanno infatti deciso di migrare verso la Spd – dice in una nostra chiacchiera su Whatsapp, tra una conferenza stampa e l’altra – E’ inattesa anche perché la sua leadership post ideologica e iperpragmatica è molto difficile da imitare, tant’è vero che manca ancora oggi una ‘sigla’ per il suo cancellierato. Konrad Adenauer è stato il cancelliere della Westbindung, Willy Brandt della Ostpolitik, Helmut Kohl della riunificazione. E Merkel?”.

 

 

Nel suo racconto, Mastrobuoni torna indietro agli anni di formazione, ricorda la specializzazione della futura cancelliera nei cocktail alla ciliegia, le gonnellone improbabili dell’arrivo a Bonn, gli occhi umidi in pubblico poi scomparsi; si fa accompagnare da moltissime voci, alcune restano invisibili altre hanno nomi e tesi riconoscibili, come quella di Wolfgang Schäuble. Ne esce un ritratto con moltissime sfumature che lancia anche uno sguardo al futuro: capiremo nel tempo ancora tante altre cose.

 

L’inattesa allora che cosa ci lascia, intanto? “Tre cose belle per l’Europa – dice Mastrobuoni – L’idea che nessun profugo possa essere respinto alla frontiera, perché ne va dell’identità stessa dell’essere europei e cristiani; la possibilità che una donna possa diventare cancelliera in un muro di cravatte come era il vecchio partito conservatore tedesco; l’idea che non soltanto i filosofi ma anche gli scienziati al potere possano fare della buona politica”. Poi c’è la faccia triste del merkelismo, “tre lasciti non così buoni: una politica europea molto condizionata dalle elezioni regionali tedesche; il disastro della Grecia e la crisi dell’euro; la mancanza di un erede perso nella furia di annichilire chiunque insidiasse il suo potere”. Chi è quindi Angela Merkel? Tonia Mastrobuoni dà la sua definizione che mischia fascinazione e lucidità come è giusto che sia quando ti ritrovi a vivere e a raccontare sedici anni di vita tedesca ed europea con la leader più importante d’occidente: “Merkel è un Proteo ipertattico, iperintelligente e spesso sottovalutato”.

 

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi