Cosmopolitics

Hunter Biden e la storia di un amore paterno che salva

Il memoir del figlio del presidente americano mostra la capacità che ha suo padre di salvare anche chi non sa e non vuole salvarsi. E di non sentirsi mai in imbarazzo per tutto questo amore

Paola Peduzzi

Intervistato sulla Cbs domenica, ha detto di non aver mai pensato, “mai mai”, che suo padre lo avrebbe abbandonato. Così come ha detto che ha amato oltremodo e più di chiunque altro suo fratello Beau, anche se Beau era quello bravo, disciplinato e affidabile, “e io ho passato giornate in ginocchio a fumare tutto quello che trovavo”, anche se quando Beau è morto, Hunter ha avuto una storia con sua cognata, la moglie di Beau, l’unione della disperazione, come la definisce lui, un altro dramma cui tutti i Biden sono sopravvissuti

"Beautiful things", solo cose belle: dobbiamo fare, vedere, cercare soltanto cose belle. Si intitola così il memoir di Hunter Biden, il figlio del presidente americano, l’unico rimasto dal suo primo matrimonio, il figlio di cui essere orgogliosi sempre, nonostante tutto, come dice papà, anche se “Beautiful Things” sembra scritto apposta per dire: so quanto è difficile amare un figlio come me.

 

Le cose belle sono quelle che Hunter avrebbe dovuto fare con suo fratello Beau, una volta sconfitto il tumore al cervello: Beau non ce l’ha fatta, è morto nel 2015, ma le cose belle sono rimaste nel lessico familiare, il termine per indicare l’aspirazione a superare ogni dolore. Maureen Dowd scrive che questo libro, che esce oggi in America, “è assolutamente triste e scritto benissimo”, e anche se la storia della famiglia Biden la conosciamo bene ci sono nuovi dettagli raccontati con candore da Hunter, il primo bicchiere di champagne bevuto a otto anni, le prime dipendenze a venti (“da sempre riesco a bere cinque volte più degli altri”), le cliniche di rehab, le ricadute, la vodka e i Doritos, il crack, lo spacciatore che diventa coinquilino, la pipì “pulita”  comprata a caro prezzo per superare i controlli, al punto che la Dowd chiede: come fa Hunter a essere ancora vivo?

 

Se lo chiede spesso anche lui, in questo romanzo di formazione alla rovescia, in cui finisci per assomigliare al “bad guy” che tutti dipingono e descrivono, e non riesci più a ricordarti chi eri. “Dov’è Hunter? – scrive, riprendendo la frase che i conservatori hanno ripetuto e scritto sui cartelloni per incastrare non tanto Hunter quanto suo padre, quando scoppiò lo scandalo su Burisma e gli affari dei Biden in Ucraina proprio mentre Joe Biden diventava un rivale credibile di Donald Trump – Sono qui. Ho affrontato il peggio e sono sopravvissuto al peggio. Conosco quanto possa essere estremo il successo e quanto estrema sia la rovina”, e attorno a lui c’è “una famiglia forgiata dalla tragedia e tenuta insieme da un amore enorme e indistruttibile”.

 

La sicurezza di questo amore è il motivo per cui Hunter non è ancora morto. Intervistato sulla Cbs domenica, ha detto di non aver mai pensato, “mai mai”, che suo padre lo avrebbe abbandonato. Così come ha detto che ha amato oltremodo e più di chiunque altro suo fratello Beau, anche se Beau era quello bravo, disciplinato e affidabile, “e io ho passato giornate in ginocchio a fumare tutto quello che trovavo”, anche se quando Beau è morto, Hunter ha avuto una storia con sua cognata, la moglie di Beau, l’unione della disperazione, come la definisce lui, un altro dramma cui tutti i Biden sono sopravvissuti. Quando era vicepresidente Biden andò a recuperare suo figlio a casa, smarcandosi dagli agenti della sicurezza, e rispondendo calmo al figlio che gli ripeteva di stare benissimo: “No, non stai bene”, e portandolo ancora una volta in salvo.

 

Quando due mesi fa circolò la notizia dell’uscita di questo memoir, molti pensarono che ancora una volta Hunter avrebbe creato un guaio a suo padre e avrebbe offuscato la luna di miele che il presidente sta ancora vivendo con gli americani. I media conservatori hanno ritirato fuori i soldi di Burisma, il laptop ritrovato in Delaware su cui Hunter ancora non dà una versione definitiva, e tutti gli scandali, tantissimi, in cui è rimasto coinvolto: questo figlio è il punto debole del presidente. Ma Hunter è convinto che la morale della sua storia non sia la debolezza sua e quella che proietta sul presidente, ma al contrario la capacità che ha suo padre di salvare anche chi non sa e non vuole salvarsi. E di non sentirsi mai in imbarazzo per tutto questo amore.  

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi