Bernie Sanders

Il pesciolino che Bernie Sanders non ha cucinato, la sua ritrosia e l'unica richiesta a un politico

Paola Peduzzi
I ricchi ci stanno fottendo. I ricchi ci stanno fottendo. Scusa, mi passi il sale? I ricchi ci stanno fottendo. L’acqua? I ricchi ci stanno fottendo. Le conversazioni con Bernie Sanders sono così, hanno raccontato alcuni suoi collaboratori e amici in un articolo su Bloomberg Businessweek

    I ricchi ci stanno fottendo. I ricchi ci stanno fottendo. Scusa, mi passi il sale? I ricchi ci stanno fottendo. L’acqua? I ricchi ci stanno fottendo. Le conversazioni con Bernie Sanders sono così, hanno raccontato alcuni suoi collaboratori e amici in un articolo su Bloomberg Businessweek: Sanders parla solo di diseguaglianza e dei ricchi predatori, non gli interessa altro. Una volta seguiva il basket, ora non più, vuole soltanto parlare di come i ricchi hanno rovinato l’America, e per farlo rinuncia anche a mangiare, se gli proponi di uscire per andare in un bel ristorante magari accetta (raramente), ma solo se contestualmente dici che offrirai tu: più di 15 dollari a pasto per lui sono una ruberia. Bernie Sanders è l’unico arrabbiato – arrabbiatissimo: i ricchi ci stanno fottendo – che riesce a risultare simpatico in un mondo di arrabbiati noiosamente prevedibili. Candidato alla nomination democratica per le presidenziali americane del 2016 pur non essendo un democratico (e senza un superPac a fare il lavoro sporco per lui, quello dei soldi), Sanders è lo sfidante di Hillary Clinton, e anche se a livello nazionale non c’è gara, di nessun tipo, nei primi due stati dove si vota alle primarie, in Iowa e ancor più in New Hampshire, il “socialista” potrebbe fare bene, o comunque meglio di quanto dicono i sondaggi. Quello, nella prima metà di febbraio, sarà il suo (forse) unico momentum. Gli anticlintoniani stanno già pregustando l’attimo fuggente, ma Sanders no, non ci pensa, o almeno non ci pensa con l’insistenza di tutti gli altri: perché a lui interessa soltanto denunciare i ricchi, e dare uno scossone fatale al sistema capitalista avido che ha forgiato gli Stati Uniti (e anche il resto del mondo, ma del resto del mondo a Sanders importa meno che mangiare un pasto decente). Quando in un dibattito tv fra i democratici Sanders disse: basta parlare delle email della Clinton, non importano a nessuno, i commentatori sottolinearono la cavalleria di questo signore ultrasettantenne che ha passato qualche mese in un kibbutz prima di spostarsi in Vermont, in un appartamento “con tre stanze e mezza” con un’unica pentola dentro cui cucinare tutto, che non ama i selfie, che non ama firmare le magliette, che non ha mai telefonato a un finanziatore per ottenere fondi, che esce senza pettinarsi e non dice mai niente di sé, schivo e rivoluzionario. Ma oltre al fatto che la cavalleria viene sempre utile quando la tua rivale ha femmine agguerritissime a sostenerla, Sanders si è infervorato perché la discussione sulle email toglieva tempo all’unica questione che gli preme. Sì, quella: i ricchi ci stanno fottendo. Questa è la sua battaglia, non vuole distrazioni. Quando gli chiedono che cosa pensano i suoi amici danarosi di tutte le accuse che rivolge loro, risponde: “Non ho penso di avere molti amici ricchi”, e aggiunge che se fosse ricco farebbe di tutto per impedire a uno come Sanders di salire su un palco.

     

    Molti dicono che chiunque si fosse candidato con un programma Occupy Wall Street avrebbe avuto successo, comizi pieni e donazioni singole da record, ma la popolarità di Sanders non c’entra soltanto con la moda del socialismo. A fare la differenza è quel suo essere riservato, è quel farti ridere quando dice che, una volta, dal water della sua piccola casa uscì un pesciolino, e no, non l’abbiamo cucinato, è quel calendario “Men who Bern” (trash puro di ragazzi smutandati che Hillary si sogna), in cui un ragazzo stranamente non nudo dice quel che tutti desiderano da un presidente: “Soltanto tu puoi ricostruire l’infrastruttura sbriciolata del mio cuore”.

    • Paola Peduzzi
    • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi