Barack Obama con Nancy Pelosi (foto LaPresse)

Nancy Pelosi si ribella a Obama perché anche l'amore più folle ha bisogno ogni tanto di una carezza

Paola Peduzzi

Ho fatto un sacco di lavoro pesante per quel ragazzo, ma questo no, non lo faccio. Lui sta per andarsene. Forse anche io, ma voglio continuare ad avere i miei amici”. L’esasperazione di una donna è tutta qui, nella frase che Nancy Pelosi, signora del Partito democratico americano, ha detto parlando di Barack Obama, il presidente a lungo amato, che le ha chiesto un gesto d’amore di troppo, a lei che di dimostrazioni ne ha date già così tante. Ho fatto tutto per te, ma non puoi approfittarne oltre, la fedeltà anche a settantacinque anni e con un passato di solida militanza obamiana, quasi ridicola nel suo oltranzismo, non può essere data per scontata, va guadagnata con l’affetto e il rispetto, non puoi presentarti qui, fare il bullo e l’arrogante e sperare che io ci sia per sempre. Al Congresso di Washington venerdì scorso si è consumato un dramma politico dentro ai liberal, di quelli che diventano storia soprattutto ora che si apre il circo delle primarie e sarà guerra permanente, e un dramma personale tra Nancy e Barack, il cui rapporto è sempre stato sbilanciato: lei lo ama di più, molto di più, di quanto lui abbia mai amato lei. Nancy, la “legislative wizard” di Obama come la definisce Politico, il braccio magico della Casa Bianca al Congresso, si è battuta per far passare l’Obamacare sfidando tutti e tutto, ha pianto quando finalmente l’accordo, pur annacquato, è stato trovato, ha seguìto la linea della Casa Bianca sulla riforma di Wall Street e sugli stimoli all’economia senza fare troppe domande, amore assoluto e senza incertezze, quello è il mio ragazzo, lo salverò da ogni malinconia.

 

Nelle ultime settimane Obama ha iniziato la battaglia sul trade, battaglia sacrosanta per un liberale, ma ostacolata in ogni modo da buona parte dei democratici, che liberali lo sono di meno: si è spaccato il partito, e Nancy si è rimessa a fare il suo lavoro pesante, cercando compromessi, anche dentro se stessa, accettando persino gli insulti da parte dei suoi: ma come, proprio tu ti metti adesso a fare patti con i repubblicani? E’ rimasta in sospeso Nancy, tra gli amici in rivolta e l’amore assoluto, senza mai dire, nemmeno al suo entourage, da che parte stava, sperando di poter sanare anche questa frattura, mentre i repubblicani, che sul libero mercato sono per lo più dalla parte del presidente, ripetevano: ci guarda il mondo intero, non facciamo brutte figure.

 

Poi Obama ha deciso di presentarsi di persona al Congresso, cosa che non fa quasi mai, perché il corteggiamento last minute è affare complicato, e un affabulatore come il presidente lo sa bene. Appena si è saputo del blitz imminente, è iniziato il borbottio: “Jeez. Now? Really?”, ripetevano i democratici, ha scritto sul New York Times Maureen Dowd, cosa viene a fare questo qui adesso? Obama è arrivato con Nancy al suo fianco, è entrato in una stanza per parlare ai riottosi con lei sempre lì, silenziosa nel suo completo grigio e il filo di perle d’ordinanza, si è trattenuto per mezz’ora, dicendo: noi non siamo quegli altri, non siamo i Tea Party, noi facciamo quel che si deve fare, cioè sosteniamo un progetto di legge che vuole il presidente, chi vota contro oggi vota contro di me. Quando Obama è uscito, Nancy era ancora al suo fianco, sempre silenziosa, con quella sua aria conciliante che nascondeva ancora il cuore spezzato. Poi è andata al Congresso e ha detto che avrebbe votato contro la Trade adjustment assistance (Taa), il passo intermedio per dare alla Casa Bianca il potere di portare avanti il suo programma di libero mercato con agilità. Nancy accoltella Obama, ha scritto sobrio il Wall Street Journal, e la signora deve aver pianto di nuovo a vedere tanti anni di dolce e rigorosa fedeltà trasformati in una congiura di mezz’ora, quando in mezzo ci sono stati decenni di attivismo californiano solidamente liberal, e l’infatuazione obamiana più ostinata di tutto il Congresso.

 

Tutto si può ancora aggiustare, le risorse dei democratici e di Obama sono infinite, ma l’amore, anche quello più grande, a volte va in mille pezzi e i cocci non si trovano più.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi