
2019, Roma. Fiaccolata per Padre Paolo dall'Oglio (Vincenzo Livieri - LaPresse)
contro mastro ciliegia
Padre Paolo Dall'Oglio, un corpo in Siria riapre la ferita
Tra i resti emersi da una fossa comune vicino a Raqqa, l’ex roccaforte dello Stato Islamico, anche un corpo in abiti sacri. La sorella del gesuita rapito nel 2013: “Non è lui, portava abiti civili”. Ma il ritrovamento riaccende il dolore e la memoria di una missione di convivenza tra popoli e religioni
Frammentario e labirintico come tutto in Medioriente, l’annuncio di un cadavere di uomo in abiti religiosi emerso da una fossa comune nei pressi di Raqqa, la “capitale” dell’Isis e teatro di battaglie e stragi indicibili un decennio fa, è un colpo al cuore e alla memoria. Ora in quel luoghi scavano i nuovi padroni, le Forze democratiche siriane. Paolo Dall’Oglio era stato rapito nel 2013, quando era andato nei territori dello Stato Islamico per trattare la liberazione di alcuni ostaggi; le indagini delle autorità italiane avevano presto preso la strada della sua morte, ma in tanti non hanno mai smesso di sperare. La sorella di padre Paolo non è per nulla convinta che siano i resti del fratello (“lui aveva abiti civili”), il gesuita che negli anni Ottanta aveva rifondato in Siria, nel deserto a nord di Damasco, la comunità monastica cattolico-siriaca Al-Khalil. Un gesto profetico, che faceva rinascere la tradizione degli eremiti dei primi secoli. Un atto di grande forza di fede e di convivenza tra popoli e religioni, che ricorda la testimonanza dei piccoli padri di Charles de Foucauld e il martirio dei sette monaci trappisti di Tibhirine in Algeria.

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