Foto Ansa

contro mastro ciliegia

Piccoli borghi della Cultura

Maurizio Crippa

Viva la Capitale della Cultura. Ma deve essere una città, e possibilmente con le spalle grosse per riceve invesimenti e farli fruttare. Su sedici candidati per il 2026, nove sono incantevoli piccoli borghi. Bel paesaggio italiano, ma forse una capitale è una cosa diversa

Il Belpaese ci è sempre piaciutissimo, figurasi, anche prima della moda sovranista. I piccoli borghi poi, tutti ma proprio tutti uguali sui cocuzzoli delle zone interne, manco a parlarne. Adorabili. Meritevoli tutti di essere capitali, nella nazione dei mille campanili; e capitali di Cultura, va da sé. Salutate Bergamo e Brescia, il prossimo anno toccherà a Pesaro e poi ad Agrigento. E ora ci sono le nuove sedici città che hanno presentato “manifestazione di interesse” per il 2026. Bene, tranne che: su sedici, ben nove città non sono, ma incantevoli borghi appunto. C’è persino l’Unione dei Comuni Valdichiana Senese e quella Montana dei Comuni della Valtiberina Toscana. Lo possono reggere, un anno da Capitale della Cultura? E chi finanzia, e per fare che?

Bergamo e Brescia, ricchine di loro, hanno avuto, solo dalla Regione, 12 milioni di finanziamenti. Ad Agnone, Isernia, forse avrebbero difficoltà pure a spenderli. Dicono gli esperti che un anno è troppo poco per concretizzare gli investimenti, ma senza investimenti stabilizzati le Capitali della Cultura diventano un bonus a perdere di denaro pubblico. Noi il paese dei piccoli borghi della cultura l’abbiamo sempre amatissimo. Però, perché? 

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"