(foto Ansa)

contro mastro ciliegia

Meglio la guerra materialista

Maurizio Crippa

Non bastavano i lutti e le distruzioni, ecco che arrivano anche le interpretzioni psicoanalitiche della guerra. Tra machismo e complessi di castrazione. Forse basterebbe dire che c'è un dittatore che vuole potere, terra, ricchezza, e che bisogna falo fuori. E tanti saluti agli incubi

E’ finalmente arrivato il 1° aprile, fine dello stato d’emergenza e contestualmente dovrebbero essere finiti anche due anni di noiosate sulla psicologia del Covid e i tormenti interiori della pandemia. Come se non bastasse la malattia, come non fossero bastati morti e ospedali, c’era sempre qualcuno a buttarla sui significati reconditi e i danni ancestrali. Ma in anticipo sul pesce d’aprile già c’è chi s’è buttato sul plot di guerra & psiche.

La già candidata Ségolène Royal, ripescata dal Corriere, ha spiegato che le trattative non funzionano perché c’è “molta esibizione di testosterone e di machismo, una specie di competizione tra uomini che devono dimostrare di essere più forti”. Che le trattative falliscano perché c’è un dittatore che vuole vincere e gli altri non si arrendono, insomma l’evidenza basic, è pensiero che non la sfiora. Lo psicoanalista Recalcati su Rep. ha invece scritto un pezzo profondo e colto, no Ségolène, tra elaborazioni del lutto e complessi di castrazione, per dire che la possibilità della guerra atomica ci fa sentire impotenti, “un’angoscia profondamente psicotica”. Ma grazie al cielo, il lato migliore della guerra è che materialista: c’è uno stronzo che vuole conquistare terra, potere, soldi e forse pure le donne nemiche. E se si riesce a farlo fuori, fine dei nostri incubi.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"