Matteo Salvini al Maurizio Costanzo Show (foto LaPresse)

Salvini e il pelo del gatto

Maurizio Crippa

Il vicepremier passa in un paio di giorni da “se Ramy vuole la cittadinanza si faccia eleggere” a “la cittadinanza a Ramy? Sì, è un po’ come fosse mio figlio” senza pagare pegno

Un bravo scrittore italiano che si chiama Paolo Nori, che non è poi così facile essere scrittori, italiani e bravi, qualche giorno fa in una bella intervista a Nicola Mirenzi sull’Huffington Post ha detto: “Il problema non è Salvini, il problema è nella nostra testa”. E anche: “Credere che eliminato Salvini tutto tornerà a posto mi sembra ingenuo. Perché prima non era tutto a posto”. Che è meglio di quel che di solito dicono gli scrittori, su Salvini e anche su Battisti. Lasciando da parte, qui, quel che non era a posto prima, sarebbe un altro discorso, limitiamoci al “problema nella nostra testa”. Sono tutti lì a chiedersi, tra il sarcasmo e il disgusto, come possa accadere che Salvini passi in un paio di giorni da “se Ramy vuole la cittadinanza si faccia eleggere” a “la cittadinanza a Ramy? Sì, è un po’ come fosse mio figlio” senza pagare pegno. Anzi con la stessa rotonda morbidezza con cui stende la crema sul pane, e soprattutto con la disinvoltura di chi non ha mai sospettato l’esistenza del principio di non contraddizione. Tempo fa era saltata fuori la storia: il sospetto che le sue prese di posizione e, repentini cambi di posizione carpiati, non fossero soltanto studiato cinismo populista, ma prodotti di una macchina, di un algoritmo che pensa e dichiara per lui. L’algoritmo “bestia”. Ecco, è una cazzata. Lui sa da che parte lisciare il pelo del gatto, e se il gatto si gira cambia verso alla mano anche lui. Per Salvini è questione di istinto, per noi invece “il problema è nella nostra testa”. E’ che pensiamo sempre e soltanto a Salvini, sempre più depressi perché lui ci arriva sempre prima, al pelo del gatto.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"