Imane Fadil (foto LaPresse)

Fadil e la Rep. al polonio

Maurizio Crippa

Di Imane Fadil s’è detto tutto, non c’è altro da aggiungere. Si può però dire che la cosa più agghiacciante è stata il modo in cui l’hanno raccontata i giornali. Soprattutto uno

Se sia stato un veleno radioattivo o qualche, meno spystoristico, veleno per topi del suo ultimo rifugio di periferia (i giornali hanno mandato i fotografi: toh, era un bel cottage, ci spiegano, altro che topi, ma è un inganno per gli occhi) non sappiamo dirlo. Né noi, né voi. Almeno fintantoché l’autopsia, a metà settimana, avrà svelato l’arcano, se si potrà. Del compianto per la bella e sfortunata e disperata Imane Fadil s’è detto tutto, che era innocente e vittima e testimone oculare e non danzatrice di palo. Non c’è altro da aggiungere. Si può però dire, e forse si deve, per rispetto di tutti noi, che la cosa più agghiacciante, nel weekend che è passato, è stata il modo in cui l’hanno raccontata i giornali. Soprattutto uno, il più lesto (e perché no?) il più bravo di tutti: Repubblica. Domenica ha fatto le prime 4 pagine (quattro) appese al titolo “La donna che sapeva troppo”. Senza aggiungere una che fosse una notizia in più rispetto a quanto aveva già scritto il giorno prima, bagnando il naso alla concorrenza. Ma il punto non era più, per Rep. (anche per gli altri, ma con meno ferocia) raccontare una storia. Bensì fare un’autopsia a mezzo stampa, e trovare il colpevole. Imane Fadil è stata avvelenata, punto e basta. E da chi, non c'è bisogno di dirlo. Per adesso in realtà sappiamo che nel suo corpo c’erano cadmio, antimonio, cromo e molibdeno, e per la sua morte “non è esclusa la causa naturale”. Però sappiamo che sono tornati gli anni guardoni del bunga bunga, ed è tornata la vecchia cara Rep., quella al polonio.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"