La foto di Saigon che non cambiò la Storia

Maurizio Crippa

Cinquant’anni tondi di anniversario da quello scatto, che come tutti gli altri pieni della violenza del mondo non ha il potere di cambiare gli uomini 

Oggi molti giornali e siti online hanno ripubblicato e nuovamente raccontato la storia della fotografia che Eddie Adams dell’Associated Press scattò in Vietnam, il 1 febbraio 1968. Cinquant’anni tondi di anniversario. La foto la conosce chiunque, è famosa come “L’esecuzione di Saigon”. Cattura il millesimo di secondo in cui il generale sudvietnamita Nguyen Ngoc Loan punta la pistola alla tempia di un vietcong. Proprio l’istante in cui spara. Adams vinse un Pulitzer, e un tormento infinito confessato più volte. Per essere stato scelto dal destino come l’occhio dietro l’obiettivo, come il dito su quel pulsante meccanico, che oggi sarebbe digitale ma non cambia nulla. “Due persone sono morte in quella foto”, disse anni dopo, mettendo nel conto anche il generale. Sono cinquant’anni che si discute se fu giusto pubblicarla o no, dibattito sommamente inutile. Oggi i giornali, i siti, hanno fatto quasi tutti lo stesso titolo: la foto che cambiò la guerra del Vietnam. Saigon cadde il 30 marzo 1975. Non fu quella foto a cambiare il corso della storia. Ma soprattutto, quella foto da Pulitzer non cambiò il senso della guerra. Come non lo cambiarono né lo cambieranno la bambina nuda bruciata dal napalm, Aylan morto sulla spiaggia e cento altri scatti, che racchiudono tutta la violenza del mondo e tutta la potenza del caso, tutto il coraggio e l’orrore e persino il pentimento. Ritagli del tempo, icone implacabili del vero, le fotografie non hanno il potere di cambiare gli uomini.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"