Sean Baker posa con la Palma d'oro al Festival di Cannes (foto Ap)

il festival

Miracolo, a Cannes trionfa il cinema americano

Mariarosa Mancuso

La Palma d'oro se la prende "Anora" di Sean Baker. Premio speciale per l'esule iraniano Mohammad Rasolulof. I giurati premiano il cinema che verrà, mentre i giganti sono in affanno

Miracolo. Hanno premiato il cinema, pure americano. Ai festival succede di rado. al festival di Cannes non si vedeva una Palma d’oro veramente made in Usa dal 1994, quando vinse "Pulp Fiction” di Quentin Tarantino. (Al netto di “Fahrenheit 9/11”, che era un documentario con colpevoli di Michael Moore, e “The Tree of Life”, il film liricheggiante di Terrence Malick). Ma un film vero, spassoso e ben scritto, che attira il pubblico, era fuori dall’orizzonte dei giurati - se americani, temevano di essere considerati poco seri dai pensosi francesi.

 

E dunque ha vinto “Anora”, il film di Sean Baker con la spogliarellista, un giovanotto che si innamora di lei e la sposa a Las Vegas. Poi scopriamo che è il figlio di un oligarca. Siamo dalle parti di Coney Island, vicini alla Brighton Beach dove era ambientato “Little Odessa” di James Gray. Arrivano gli scagnozzi, forzuti ma tonti. L’intelligente Anora detta “Ani” li mette seriamente in difficoltà. Sean Baker non ha mai sbagliato un film. Il primo - “Tangerine” - lo aveva girato con l’iPhone.

 

Nella marcia di avvicinamento alla Palma d’oro, l’esule iraniano Mohammad Rasolulof (fuggito dopo l’ultima condanna) ha avuto un premio speciale per “The Seed of The Sacred Fig”. In altre traduzioni il “fico sacro” è il fico selvatico, pianta opportunista che cresce a scapito di altre. L’investigatore - in realtà deve solo firmare le condanne a morte stabilite dal tribunale religioso - comincia a sospettare della moglie e delle figlie, che seguono le manifestazioni sul cellulare. Altro premio “obbligato” a “Emilia Perez” di Jacques Audiard. Un boss messicano della droga confessa al suo avvocato che vuole diventare donna (l’attrice è transgender, così nessuno può protestare). Eseguita l’operazione, si ritrova con un’anima da Teresa di Calcutta. Premio a tutte le attrici, tra cui Zoe Saldana e Selena Gomez, per non fare torti.

Il premio per l’attore va a Jesse Plemons, in “Kind of Kindness” di Yorgos Lanthimos (il nome non vi dice nulla? ha fatto tanti film). Premio per la sceneggiatura, a Coralie Fargeat, per “The Substance”. Versione postmoderna del sogno dell’eterna giovinezza. Bisogna dire, con più di un dettaglio attuale e gustoso. Serve un siero chiamato Substance. Un pochino ha contagiato anche i giurati, che hanno premiato il cinema che - speriamo - verrà. Non i giganti del passato, ormai in affanno..

Di più su questi argomenti: