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Le nomine dell'academy

Parte la corsa agli Oscar e la competizione fra attrici è la più gustosa

Mariarosa Mancuso

Dopo lo sciopero a Hollywood, tornano promozioni e proiezioni in attesa delle nomine dei candidati alla statuetta d'oro

La corsa è partita in ritardo di due mesi (la cerimonia degli Oscar è il 10 marzo 2024, negli anni senza sciopero scattava subito dopo la Mostra di Venezia). Tranne rare eccezioni per chi aveva lavorato in piccole produzioni indipendenti, agli attori Usa era vietato promuovere i film con interviste, servizi fotografici, proiezioni di gala. Allora tutti zitti, in attesa del via libera che in questi giorni riempie i programmi tv e le riviste specializzate? Mica tanto, alcuni attori sono stati più svegli di altri a cogliere le occasioni. Lily Gladstone, per esempio. La nativa americana, cresciuta nella tribù dei Piedi Neri, non ha perso occasione per perorare la causa del suo popolo, che ha colpito Martin Scorsese e gli ha ispirato “Killers of the Flower Moon”. Papà Gladstone era molto alla lontana imparentato con il primo ministro britannico, lei preferisce il trisavolo pellerossa. Aveva un altro piccolo film da promuovere, “Fancy Dance”, sempre nativi americani. Avvolta nei suoi abiti etnici – nel film sfoggia una serie irritante di coperte-cappotto multicolori – ha fatto il suo tour, tanto sempre di popoli oppressi si parla. Online ha risposto alle critiche dei nativi. Spike Lee si è già schierato: “Ha il mio voto”.

Partite ufficialmente le campagne pubblicitarie, poche ore dopo la fine dello sciopero, non restava a Los Angeles neppure una sala di proiezione libera. Bisogna calcolare che l’11 dicembre saranno assegnati i Golden Globe, e non tutti i (misteriosi, perlopiù) giurati della stampa estera hanno già finito i compiti. Per gli Oscar si comincia a votare l’11 dicembre, fino al 16. Qualche possibilità di copiare c’è – che i Golden Globe segnino la strada è più che altro una leggenda, e anche loro hanno avuto guai con il #MeToo, tutte le candidate in nero spaventapasseri (solidarietà, ma scollatissima e carica di gioielli che “danno luce”). Per una spintarella, o per rinfrescare la memoria, meglio un lussuoso ricevimento, o una proiezione con Margot Robbie vestita da Barbie, in pigiama rosa con le piume (sarà sicuramente  in gara come miglior film, e per la sceneggiatura non originale: già si è vista una Barbie dorata proprio come “lo zio Oscar”). Ha anche un perfetto spezzone sul tema “come è difficile essere una donna”, fa notare il Washington Post. Ieri ha affiancato Variety che ogni giovedì aggiorna le tabelle sui probabili candidati e vincitori. 


Cillian Murphy – l’irlandese scelto da Christopher Nolan per il ruolo di Robert Oppenheimer – racconta di aver partecipato a molti incontri, con tartine al formaggio. Adesso: lo sciopero era scattato il giorno della prima di “Oppenheimer” a Londra. Il red carpet era stato anticipato di qualche ora, poi per gli attori sarebbe scattato il blackout. Dicono i maligni che Lily Gladstone punti a una candidatura come NON protagonista. Le protagoniste si annunciano numerose e agguerrite. Emma Stone come giovane creatura di Frankenstein che impara a camminare sulle gambe malferme e poi a parlare – tante parolacce, non sa di essere una signora in una Londra vittoriana/punk – ha i numeri per sbaragliare molte colleghe. L’unica che potrebbe contrastarla è Sandra Hüller, in “Anatomia di una caduta” di Justine Triet che ha vinto a Cannes. E in un altro film più difficile, “The Zone of Interest” di Jonathan Glazer. Prima di cominciare a scommettere bisognerà capire se saranno confinati tra i “foreign film”, o se saranno in gara per il miglior film, non importa la nazionalità. E’ capitato con il coreano “Parasite”, il miracolo potrebbe ripetersi . Sandra Hüller ha nel film di Glazer un ruolo diversissimo. Poco trucco, solo il talento di un’attrice strepitosa.
 

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