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ROMA 2022

Nelle sale il Ventennio incombe, ma alla Festa del cinema i papabili sono altri

Mariarosa Mancuso

I film in gara trovano poco spazio sui giornali: qualche chance al botteghino potrebbe avercela "Ramona" di Andrea Bagney o “Les Amandiers” di Valeria Bruni Tedeschi. Grande attesa invece per “The Fabelmans”, la pellicola familiare di Steven Spielberg

Le pagine sui giornali sono dedicate al Caravaggio di Michele Placido & Scamarcio, nelle sale il 3 novembre (quindi avrebbe avuto comunque un bel lancio da qui a qualche giorno). Oppure celebrano Luca Marinelli, etichettato “il figlio del secolo” da quando sappiamo che farà Mussolini nella serie di Joe Wright tratta dal romanzo di Antonio Scurati (le riprese cominciano a novembre, Cinecittà –  niente da vedere adesso).

Per restare in tema, va detto che nell’italica cinematografia il Ventennio incombe. Al cinema esce oggi “Marcia su Roma”, documentario dell’irlandese Mark Cousins che smonta e rimonta il film di propaganda “A noi!” di Umberto Paradisi (inutile, se non per fare lunghezza, la presenza di Alba Rorhwacher che si finge massaia seguace di Mussolini, poi delusa). Su Netflix il 26 ottobre vedremo “Rapiniamo il Duce”, divertente variazione di Renato De Maria sul mistero dell’oro di Dongo, fonte di innumerevoli narrazioni e leggende metropolitane (nel senso delle bufale). Il ladro Pietro Castellitto e la cantante Matilda De Angelis sono bravissimi, Maccio Capatonda ha un ruolo originale e ben scritto. Con “Astolfo” di Gianni Di Gregorio (al cinema oggi) e “War - La guerra desiderata” di Gianni Zanasi (nelle sale il 10 novembre) sono i film italiani che vale la pena di vedere questo autunno.

La Festa di Roma ha annunciato con orgoglio il ritorno del concorso con tanti premi, non soltanto il riconoscimento assegnato dal pubblico. Però i film in gara hanno pochissimo spazio sulle pagine degli spettacoli. A parte “Raymond e Ray” di Rodrigo García (figlio di Gabriel García Márquez) che va in streaming su Apple+ dopodomani, non sono titoli adatti a generare incassi. Oggi, la prima e costante preoccupazione. Ma se le sale sono piene, il cinema prospera anche senza premi: neanche la Palma d’oro a Cannes genera soldi, figuriamoci la Lupa d’oro. Non li abbiamo visti tutti, nel calendario abbondano le proiezioni sovrapposte. Quando avanzano un paio d’ore, i titoli che interessano non sono ricuperabili. Oltre ai fratellastri Raymond e Ray riuniti per il funerale del padre, qualche chance con il pubblico potrebbe averla “Ramona” di Andrea Bagney: trentenne spagnola divisa tra il fidanzato e il regista del film dove fa l’attrice. Soprattutto, grande professionista del “vedo gente, faccio cose” ferocemente ritratto da Nanni Moretti.

Meglio la sezione “Best of”, che raccoglie i titoli più ghiotti della stagione festivaliera internazionale. Titoli che stanno per andare in sala come “Triangle of Sadness” di Ruben Ostlund – la sua seconda Palma d’oro, nel maggio scorso dopo “The Square” che vinse nel 2017 (esce il 27 ottobre, la Festa di Roma non lancerà nuovi talenti ma spera nel pubblico ritrovato dopo la crisi). Molto ben riuscito è “Les Amandiers” di Valeria Bruni Tedeschi (la scuola di teatro a Nanterre dove la regista ha studiato, officiante Patrice Chéreau). Un film pieno di energia professionale e giovanile, esce il primo dicembre. In concorso a Roma c’era la versione post-sovietica: “January”, diretta da Viesturs Kairiss. Siamo nel gennaio 1991, con i carri armati sovietici intenzionati a reprimere l’indipendenza della Lettonia. L’attesa è grande per “The Fabelmans” il film familiare di Steven Spielberg, scritto dal regista con il premiatissimo Tony Kushner (presentato in collaborazione con la sezione autonoma e parallela “Alice nella città”: bisogna essere pedanti, i rapporti con la Festa sono delicati). I produttori non hanno voluto anteprime per la stampa, solo proiezioni con il pubblico. Era ieri sera, fuori tempo massimo. Per sapere com’è tocca aspettare domani.