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Bye bye box office: i dati delle piattaforme non dicono granché sul successo dei film

Mariarosa Mancuso

Il caso clamoroso di Martin Scorsese con “The Irishman”: se n’è parlato per mesi, poi i numeri hanno rivelato che per spuntare la casellina “visto” a Netflix basta neanche mezz’ora. E Variety annuncia che il prossimo film di Nolan potrebbe essere l’ultimo con un contratto super vantaggioso 

Aiuto aiuto stiamo per essere inghiottiti dal Grande Nulla. Variety annuncia che “Oppenheimer” – il prossimo film di Christopher Nolan dedicato al padre della bomba atomica – potrebbe essere l’ultimo nel suo genere. Vale a dire, budget da cento milioni di dollari affidato a un regista da grandissimi incassi (prima della pandemia: “Tenet” ha rallentato la corsa incassando solo 363 milioni a fronte di 200 milioni spesi, con l’attenuante della ripartenza e di una trama-rompicapo). Nolan ha spuntato un contratto a percentuale che scatta dal primo dollaro di incasso (non, come succede più spesso, dopo una certa cifra). Lo scienziato protagonista non viene dalle saghe supereroiche, difficilmente consentirà un ricco merchandising. E uscirà solo al cinema: il regista snobba le profferte delle piattaforme streaming.

Il New York Times annuncia la scomparsa del box office: le cifre oggi sono difficili da interpretare, come le foglie di tè. Si chiede come farà Hollywood a capire se un film ha avuto successo o no. Le piattaforme non forniscono dati, fa testo il caso clamoroso di Martin Scorsese con “The Irishman”: se n’è parlato per mesi, poi i numeri hanno rivelato che per spuntare la casellina “visto” a Netflix basta pochissimo, neanche una mezz’ora. Trattandosi di film lungo che invitava all’abbandono, il concetto di “titolo più visto” perde di senso. Ai tempi di “Taxi Driver” le cifre erano affidabili, corrispondevano ai biglietti venduti. Entravano nel curriculum del regista, che dopo un tonfo al botteghino faticava a rialzarsi. Servivano per progettare i futuri film, ogni tanto ci scappava pure qualche clone. Mai come adesso, che saltiamo da un supereroe all’altro, con qualche inclusiva supereroina, e di tutti dobbiamo sapere cosa facevano da piccoli.

I dati del box office erano un linguaggio condiviso. Con lo streaming (e i social) entrano nel conto gli abbonamenti nuovi, e la notorietà di questo o quel titolo. La gente ne parla, oppure tutto resta nel ristretto gruppo di chi ancora, cocciutamente, esce di casa e va al cinema comprando il biglietto? Figura di spettatore più leggendaria che reale, di questi tempi. La prolungata chiusura dei cinema ha fatto precipitare gli incassi Usa da 7,8 a 2,2 miliardi. Il Wall Street Journal segnala un altro problema, per il circuito americano. Le donne sopra i 35 anni ancora mancano dalle sale. I maschi e i giovani sono tornati, attratti – ma guarda – dai supereroi. Il campione di incassi “Eternals” vanta una regista premiata con l’Oscar come Chloé Zhao, un cast multietnico, una coppia gay con figlioletto, mitologie assortite in una macedonia new age. Libération dà l’allarme sul cinema d’autore, non se la passa bene. Lo sentiamo dire da decenni, sopravviverà anche stavolta.

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