l'intervista

Tornatore: "Il mio documentario su Morricone è il racconto di un'amicizia"

Giuseppe Fantasia

Il regista siciliano: "Ho lavorato con il maestro quasi trent'anni. Ho deciso di raccontarlo come un romanzo audiovisivo per far capire agli spettatori la sua immensa grandezza"

Nella prima scena di “Ennio”, il documentario dedicato a Ennio Morricone, il più grande compositore italiano scomparso a 92 anni poco dopo il primo lockdown, lo vediamo far ginnastica di prima mattina nella sua abitazione romana. “Ho sempre pensato che in questa sua pratica non ci fosse solo il desiderio di tenere in forma il fisico – spiega al Foglio Giuseppe Tornatore che lo ha realizzato - ma che quegli esercizi fossero espressione della sua visione rigorosa della vita. Vi metteva tanta costanza che era poi la stessa che metteva nel suo modo di affrontare il lavoro e il quotidiano. Allenava costantemente sé stesso per poter affrontare con rigore la sua unica e sola passione che era la musica. Era un atleta unico, capace di regalare ogni volta delle grandi emozioni”.

 

Morricone e Tornatore: due Premi Oscar a tu per tu in un film in cui il regista di “Nuovo Cinema Paradiso” e di tanti altri film indimenticabili, dopo averlo già intervistato per il libro “Ennio, un maestro” (Harper Collins), gli regala il suo tributo più grande. Quasi tre ore in cui l’autore di oltre 500 colonne sonore viene raccontato nella maniera più naturale possibile, “così come era lui”, ci dice il regista siciliano. “Non si è mai convinto della sua grandezza – aggiunge - era un uomo semplicissimo e fuori dall’ordinario. Scriveva la musica, seguendo i suoi pensieri e le sue idee. Era incline alle emozioni e non le nascondeva. Negli ultimi tempi, quel rivangare stagioni della sua vita che hanno rappresentato anche momenti di grande sofferenza, lo hanno fatto commuovere”. Un particolare, quest’ultimo, ben visibile nel documentario – in uscita a novembre per Lucky Red – in cui ci sono tante e preziose testimonianze di artisti e registi come Bernardo Bertolucci, Giuliano Montaldo, Marco Bellocchio, Dario Argento, i fratelli Taviani, Carlo Verdone, Barry Levinson e – ancora - Roland Joffè, Oliver Stone, Quentin Tarantino, Bruce Springsteen, Nicola Piovani, Hans Zimmer e Pat Metheny, assieme a musiche e a immagini d’archivio.

Quando ho incrociato la sua testimonianza con le altre, sono rimasto colpito dall’esatta convergenza, non è mai accaduto che ci fosse una discrepanza o una smentita”, continua Tornatore, visibilmente emozionato e poco distante da Maria, la moglie di Ennio, e i loro due figli, Marco e Giovanni. “Sono comunque contento, perché durante la realizzazione e nel tempo passato insieme, Ennio è stato sempre disponibile e sereno, cosa che non era affatto, ad esempio, durante le interviste. Si irrigidiva, non era quasi mai a proprio agio. Qui, invece, ha potuto respirare e sentire molto sé stesso. È stato sempre trasparente nel modo di raccontare sé stesso e i suoi pensieri”. Tornatore ci dice poi di aver preso coscienza di una cosa: “Ennio si continuerà ad ascoltarlo e a studiarlo sempre, ma nessuno riuscirà mai a risalire alla sua opera omnia, perché ha scritto talmente tanto e conservato poco, soprattutto le prime composizioni per rubriche radiofoniche. Non esistono, perché lui conservava direttamente l’originale, una cosa oggi impensabile. La sua opera è pertanto sconfinata e non si riuscirà mai a mettere a fuoco il perimetro”.

“Con lui – aggiunge - abbiamo lavorato insieme trent’anni, ho fatto con lui quasi tutti i miei film, per non contare i documentari, gli spot pubblicitari e i progetti che abbiamo cercato di mettere in piedi senza riuscirci. Durante tutto questo tempo, il nostro rapporto di amicizia si è consolidato sempre di più. Ho strutturato Ennio come un romanzo audiovisivo che attraverso i brani dei film da lui musicati, le immagini di repertorio, i concerti, possa fare entrare lo spettatore nella formidabile parabola esistenziale ed artistica di uno dei musicisti più amati del ‘900”. Morricone era già stato raccontato in vari modi, ma Tornatore ha deciso di farlo in maniera cronologica, “per fornire un materiale di ricerca a chiunque vorrà continuare a studiarlo e ad analizzare la sua opera, approfondendola”. Più che visto, si augura che il suo film – di cui ha fatto in tempo a mostrargli solo la prima ora del montaggio grezzo - venga raccontato. “Ci dicevamo tutto nel nostro rapporto e la nostra amicizia non castrava le critiche reciproche: non escludo, quindi, che avrebbe avuto qualcosa da ridire”.

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