Foto EPA/ALEJANDRO GARCIA 

Quanto pesa la guerra in Ucraina sul vino italiano

Luciana Rota

Le esportazioni in Russia e Ucraina erano in crescita. Il nostro paese e gli altri paesi europei riusciranno comunque a non subire troppo il contraccolpo economico. Mercato ed esportazioni sono in crescita

La Russia non ci sarà al Vinitaly Salone Internazionale del vino, da domenica 10 a mercoledì 13 aprile 2022, a Verona. E non ci sarà neanche l’Ucraina, un promettente nuovo mercato del vino. Secondo l’Unione italiana vini sono a rischio 375 milioni di dollari di export. L’Italia è il primo fornitore di vino in Russia con una crescita dell’11 per cento sull’anno precedente (1,15 miliardi di dollari di importazioni complessive). Leader con il 30 per cento di quota del mercato, davanti a Francia e Spagna, l’Italia ha registrato nel 2021 un boom della domanda di spumanti (25 per cento) e un incremento del 2 per cento per i fermi imbottigliati. Non si può certo fare finta di niente, quindi, al Vinitaly edizione numero 54 senza Russia. E senza Ucraina. Soprattutto in un’edizione strategica del salone mondiale, dopo due anni di pausa pandemica.

Il mercato estero del vino è un valore in crescita come attesa l’Osservatorio Uiv-Vinitaly, un mondo che sta crescendo. Ma senza la Russia dopo l'invasione russa dell'Ucraina che crea problemi a diverse filiere agroalimentari dell'Ue. Vino compreso. Che ancora una volta, dopo il Covid-19, si difende. Nonostante tutto, infatti, per il 2021/22 si prevede una ripresa del consumo di vino e una crescita delle esportazioni.

 

Un recente report pubblicato dalla Commissione europea puntualizza come l'aggressione militare della Russia contro l'Ucraina abbia impattato sui mercati agricoli globali, tuttavia il report dice che l'Ue è ampiamente autosufficiente per il cibo, con un massiccio surplus commerciale agroalimentare, e che il mercato unico dimostrerà la sua capacità di assorbire gli choc. Restano i punti critici legati all’accessibilità economica (alti prezzi di mercato) e le tendenze inflazionistiche. Secondo l'Ue nel 2021/22 la produzione raggiungerà circa 155 milioni di ettolitri. Il calo anche causato dalle gelate primaverili, soprattutto in Spagna e in Francia (circa -13 per cento anno su anno), è stato compensato dal significativo aumento in Italia (+19 per cento ) e Portogallo (+15 per cento).

La DG Agricoltura e sviluppo rurale, su Eurostat, ci dice che il consumo di vino dell'Unione, precedentemente colpito dalle misure Covid-19 aumenterà del 5% anno su anno, a 22,7 litri pro-capite. Le esportazioni dovrebbero raggiungere lo storico livello di 34 milioni di hl (+6 per cento su base annua, +10 per cento rispetto alla media dei 5 anni), trainate dalla forte domanda degli Stati Uniti.

  

I principali mercati di esportazione dell'Ue rimangono gli Stati Uniti e il Regno Unito. E la Russia? Per alcune cantine italiane, fortissime nell’export il 2021 aveva segnato solo numeri positivi, per alcuni fortemente in crescita. Russia, Ucraina, Bielorussia vanno quest’anno a zero. E il problema principale è farsi pagare. Paolo Castelletti segretario generale di Uiv dice: “Ci troviamo costretti a dover rinunciare a una piazza strategica per l’Italia proprio in una fase di forte risalita degli ordini. In attesa fare luce sulle ipotesi di fermo delle esportazioni, consigliamo alle imprese italiane di vino di effettuare consegne verso la Russia solo dopo aver conseguito adeguate garanzie sui pagamenti”.

A proposito di organizzazioni e importatori, Edoardo Freddi, a capo dell’omonima azienda specializzata in export management per il settore vinicolo, che importa in 90 paesi del mondo (28 milioni di bottiglie vendute nel 2021), fa i conti con questa situazione. “Russia e Ucraina rappresentano circa il 10 per cento del nostro fatturato - dice Edoardo Freddi - "Il mercato si era ripreso in modo più che fiorente, dopo la guerra del 2014 ed era in costante crescita nonostante gli anni di pandemia, tanto da essere un punto cardine dell'export del vino italiano. Si sono arrestati anche gli ordini già in corso, tranne che per alcuni clienti che sono riusciti a portare a compimento gli ordini con pagamenti anticipati di banche al di fuori della Russia, malgrado poi le modalità e le tempistiche di trasporto si siano davvero complicate”. 

C’è poi la parte per così dire morale e umana della tragedia della guerra, che è scioccante come si capisce da queste parole: “Quanto all’ Ucraina – continua Edoardo Freddi – confermiamo che il mercato cominciava a esser davvero promettente, possiamo solo dire che abbiamo ricevuto foto di uffici e magazzini che non esistono più poiché bombardati. Siamo rimasti dunque attoniti di fronte alla sofferenza di nostri clienti e amici che abbiamo provato a raggiungere almeno con contributi umanitari".

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