editoriali

Il vino è lo specchio dell'Italia

Redazione

L’export del 2021 è aumentato a doppia cifra, con un mix accoglienza-design

Franco Ziliani, scomparso a Natale, creò lo spumante Berlucchi e lanciò la Franciacorta all’alba degli anni Sessanta, il decennio del boom. Nel 1965 il Financial Times assegnò alla lira l’Oscar della moneta più stabile. Ziliani importò dalla Francia il metodo champenoise della fermentazione in bottiglia. Charles De Gaulle non apprezzava l’Italia (“non è un paese povero, ma un povero paese”), ma gli inviati del Monde raccontavano una società che non si limitava ad Antonioni e Fellini. Eppure ancora nel 1986 esplose lo scandalo del vino al metanolo: 23 morti e crollo di un quarto dell’export. Mentre all’estero e nei duty free continuavamo a spedire fiaschetti di Chianti ben oltre la capacità produttiva del triangolo Firenze-Siena-Arezzo, con guerra tra consorzi e crisi di immagine e vendite. L’evoluzione del vino è uno specchio del vecchio e del nuovo che sempre si combattono in Italia.

 

Nell’enologia le riforme si chiamano ricerca e investimenti, ma anche design, naturalmente moda. Le controriforme sono come il decreto milleproroghe: se hai una vigna in Veneto e dintorni perché non chiamarlo prosecco anche se non è nelle colline deputate tra Valdobbiadene e Castelfranco? Settemila ettari sono una porzione minuscola rispetto al boom planetario da 2 miliardi di euro da Londra alla Cina: ma quando i Lunelli, la famiglia trentina del Ferrari, si sono affacciati al prosecco lo hanno fatto rilevando metà di una cantina locale (il che ha automaticamente elevato il valore di tutte le altre). Egualmente Lunelli è sbarcata in Umbria comprando viti di Sagrantino a Bevagna e affidando ad Arnaldo Pomodoro la realizzazione del Carapace, guscio che simboleggia la terra, la qualità e il bon vivre. Il mix architettura-accoglienza ha contagiato anche i nuovi viticoltori siciliani, tra vecchi vitigni e nuovi innesti dopo due secoli di dualismo tra Corvo di Salaparuta e Regaleali di Tasca d’Almerita. L’export 2021 è aumentato a doppia cifra, e si beve bene.

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