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le domande che attendono il pontefice

Come trasformare il Papa in icona antifa

Matteo Matzuzzi

Sabato a Verona Francesco interverrà ad “Arena di pace”. Fra i temi dell’evento: la pace, il j’accuse all’occidente “neoliberista” e la salvaguardia della “memoria antifascista”. Fino alla promozione “della disobbedienza civile”

Sabato prossimo il Papa sarà in visita a Verona e al mattino, per un’ora, parteciperà ad “Arena di pace 2024”, l’incontro dei movimenti popolari italiani “in cui la pace oltre a essere proclamata è anche condivisa”, si legge nella locandina dell’evento. Francesco risponderà ad alcune domande emerse dai tavoli di lavoro riunitisi nei mesi scorsi per approfondire cinque ambiti tematici – migrazioni, ecologia integrale e stili di vita, lavoro economia e finanza, diritti e democrazia, disarmo – strettamente legati al tema della giornata, “Giustizia e pace si baceranno”. A condurre la mattinata saranno Riccardo Iacona, conduttore di “Presa diretta”, insieme all’analista geopolitica Greta Cristini e a Marino Sinibaldi. Tra i volti noti, padre Alex Zanotelli e don Luigi Ciotti, habitué di eventi del genere. Ma a quali domande dovrà rispondere il Pontefice? La risposta è nelle relazioni di sintesi prodotte dai tavoli di lavoro. E qui nascono i problemi. Si prenda la relazione prodotta dal tavolo “Democrazia e legalità costituzionale”. L’inizio è promettente: “In Italia la democrazia è frutto della Resistenza e della Costituzione”. E fin qui, può andare. Scorrendo le righe si legge che “in tutto l’occidente l’ideologia economica neoliberista ha asservito la politica, è diventata pratica sociale e modello antropologico, funzionale ai poteri forti che sono in conflitto con la nostra Costituzione”.

 

Ancora, “la polemica sul preteso carattere obsoleto della Costituzione ha l’obiettivo di negare l’universalità dei diritti attraverso un processo di accentramento dei poteri, in nome di presunte meritocrazie che gerarchizzano e ingessano la società, consolidando i privilegi di pochi, espropriando molte persone di diritti e opportunità, colpevolizzando le fragilità e veicolando un’idea di sicurezza che si esprime in politiche repressive, anche per quanto riguarda la critica all’esercizio del potere e l’opposizione sociale”. Quindi, la disamina delle forme di crisi della democrazia rappresentative, dall’attacco alle “leggi elettorali piegate a una logica maggioritaria” che “hanno svilito il ruolo del Parlamento e fatto emergere la crisi dei partiti” fino al problema ordinamentale: “L’architettura delle istituzioni repubblicane oggi è pesantemente minacciata da riforme ideologiche e confuse, come quelle sul premierato, sull’autonomia differenziata e sull’amministrazione della giustizia”. 

 

Questa crisi “si esprime anche attraverso l’indebolimento degli strumenti legislativi antimafia e anticorruzione”. Nell’unica relazione personale pubblicata sul sito dell’evento, si legge altresì che sono necessari “strumenti legislativi per il contrasto agli atti di discriminazione e odio basati su motivi fondati sul sesso, il genere, l’orientamento sessuale, l’identità di genere e la disabilità”, e questo perché oltre “alla mancata approvazione del disegno di legge noto come ddl Zan sono stati addirittura registrati passi indietro e potenziali nuove minacce soprattutto con riferimento ai diritti della comunità lgbtqia+”. Secondo il documento di sintesi, insomma, bisogna favorire le “buone pratiche”. In cosa consistano, è messo nero su bianco: “Occorre diffondere la consapevolezza del diritto alla protesta, alla disobbedienza civile e alla resistenza pacifica e non violenta”; “occorre mantenere sempre viva la memoria antifascista e antiautoritaria” e – tra le altre cose – “occorre porre attenzione ai luoghi e ai soggetti della democrazia: scuola e università, i luoghi di lavoro, le istituzioni locali e l’Osservatorio civico sul Pnrr”. 

 

Se il Papa avrà risposto a quesiti su temi del genere – ammesso che sia rilevante conoscere il parere del Vicario di Cristo in terra sul premierato e sulla genesi delle leggi elettorali italiane – potrà passare al blocco “Uscire dal sistema della guerra. Costruire la pace insieme”. Caposaldo è, naturalmente, “la lotta non violenta”, perché “le guerre moderne sono voraci di militari e soprattutto di vittime civili, giustificate come ‘effetti collaterali’”. Dopo aver ricordato  che “la produzione e il commercio delle armi si diffondono e non conoscono soste”, si sottolinea che “l’obiezione di coscienza, la disobbedienza civile non violenta contro le guerre, il dissenso vengono repressi e condannati”. E “l’Italia è ampiamente corresponsabile per questo stato delle cose nel mondo con la violazione della propria Costituzione attraverso la sua politica interna ed estera, l’industria delle armi, la cultura della guerra e della violenza, l’informazione manipolata, la politica nei confronti dell’ambiente, la violazione dei diritti fondamentali”. Fra le tante soluzioni proposte, “creare un sistema di difesa civile non armata con apposite istituzioni come il Dipartimento per la difesa civile non armata e non violenta, e in prospettiva un ministero della Pace”. In attesa di ciò, si raccomanda di rinunciare “al possesso di armi per uso di difesa personale e per la caccia”.

 

Dal tavolo “Lavoro ed economia” si apprende che “lo stato deve assumere le caratteristiche di agente economico che condiziona e orienta il mercato per indirizzare lo sviluppo su una rinnovata centralità della persona e della cura della casa comune”, perché “tanto più il pubblico diventa agente economico, tanto più sarà anche possibile ripristinare un rapporto tra capitale e lavoro sostenibile consono ai diritti presi sul serio”. Il ruolo pubblico in economia – si legge nella relazione – “è necessario per orientarla al bene comune”.

Il vescovo di Verona, mons. Domenico Pompili, ha detto che “la visita del Papa diventa occasione per riflettere sulla grande questione della pace, oggi nel mondo messa a dura prova. Tutti coloro che interverranno e parteciperanno alla visita del Pontefice saranno parte con lui di un grande progetto che vede proprio la pace come il bene più prezioso che abbiamo”. Sicuri che il vescovo abbia letto le relazioni di sintesi e che  sia consapevole di chi prenderà la parola davanti al Pontefice nella sua  diocesi, si tratta di comprendere come le riflessioni sul neoliberismo occidentale e sul premierato meloniano porteranno a riflettere “sulla grande questione della pace”. 

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.