via Ansa

L'addio a Ratzinger

Merchandising papale. I gadget del Papa emerito tra banchetti e bancarelle

Matteo Matzuzzi

Tolti i calendari di Papa Francesco con il pollice in su ecco santini, magliette e cartoline di Ratzinger. Le encicliche vanno a ruba. Oggi i funerali a San Pietro, in tre giorni 195 mila fedeli hanno visitato il feretro

Tolti i calendari di Papa Francesco con il pollice in su, messo da parte per un attimo Giovanni Paolo II sorridente. Per loro ci sarà tempo. Edicole, banchetti e bancarelle della zona attorno al Vaticano tirano fuori santini, medagliette e cartoline con il volto sorridente di Benedetto XVI. Dicevano che non aveva l’appeal giusto, che le folle non lo capivano e non si facevano trainare dalla sua parola. Adesso che giace sul catafalco in San Pietro, però, la realtà smentisce le teorie che in questi anni sono circolate un po’ ovunque. Benedetto XVI era amato, i numeri di quanti l’hanno salutato in questi giorni sono indicativi: 195 mila fedeli.

Ieri mattina, nella libreria internazionale vaticana, una signora attraversava di corsa tutto il locale e faceva sapere – non si sa se agli addetti o alle persone lì presenti – che l’unica ragione per cui era entrata in quel luogo era quella di fare incetta di tutte le encicliche di Benedetto XVI. Dalla prima all’ultima, compresa anche quella scritta dal Papa dimissionano e firmata poi dal successore, Francesco. Fuori, la gente in coda con la foto di Joseph Ratzinger appena eletto, rosari multicolore in una mano e smartphone nell’altra per scattare foto, alla basilica e al Papa emerito. Sui muri enormi manifesti che sponsorizzano i libri su Gesù di Nazaret, “la grande eredità di un maestro della fede”, le sue omelie, le sue riflessioni.

Un signore di mezza età ha una borsa enorme: dentro, l’opera omnia ratzingeriana. C’è poco tempo per pregare davanti alla salma, la folla scorre, mentre cardinali e vescovi, suore e preti si siedono e s’inginocchiano, pregano. Di primo mattino, con lo sguardo fisso su Benedetto XVI, c’era il cardinale olandese Wim Eijk. “Lo conoscevo da molto tempo, era un Papa a me molto caro”.

Nel pomeriggio è arrivato il cardinale Matteo Zuppi, con una delegazione della Cei. Al microfono, ha recitato una preghiera per il defunto. E poi i cardinali Erdo, Brandmüller, Woelki. Vescovi giunti da ogni parte del mondo, il cardinale Timothy Dolan all’altare della Cattedra, suorine di Madre Teresa con enormi rosari intente a pregare a capo chino.

Dopo le 19, a basilica chiusa, l’ultimo atto: il corpo adagiato nella bara (la prima delle tre, come da antica tradizione), le medaglie del pontificato, le monete, i due pallii (da arcivescovo di Monaco e Frisinga e da Pontefice massimo), la sua storia infilata nel cilindro di metallo. Oggi, l’ultimo atto, con i funerali solenni sul sagrato petrino.

Si è discusso per giorni sul tipo di esequie, se fossero o meno da Papa, come se Benedetto XVI Papa non lo fosse stato. Lo è stato e sarà come tale onorato. Francesco, suo successore, presiederà il rito e pronuncerà l’omelia. Mancheranno alcuni dettagli, tipici dello schema della celebrazione per il Pontefice regnante. Al termine, dopo l’Ultima commendatio e la Valedictio, la tumulazione nelle Grotte. Nello stesso posto dove, dal 2005 al 2011, fu posto Giovanni Paolo II, il “suo” Papa.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.