(foto LaPresse)

Dalla guerra all'aborto, il Papa a ruota libera

Non solo a Mosca, Francesco vuole andare anche a Kyiv. Sulla sentenza della Corte suprema americana, "abortire è come affittare un sicario"

Matteo Matzuzzi

Nei giorni scorso, il vescovo di Roma aveva conversato anche con l'agenzia argentina Télam, denunciando "gli sfruttatori imperalisti" che tengono sotto scacco l'America latina

Il Papa non ha un cancro come mormora “la corte vaticana che ancora c’è”, per il momento non ha alcuna intenzione di dimettersi, il viaggio in Canada programmato tra un paio di settimane è confermato dopo la dolorosa e sofferta decisione di posticipare a data da destinarsi quello in Congo e Sud Sudan, il ginocchio sta lentamente guarendo grazie alle terapie. Esaurito il capitolo gossip, l’intervista concessa sabato scorso da Francesco alla Reuters tocca punti centrali del dibattito politico dei nostri tempi, soprattutto sul fronte internazionale mai come ora assai fluido. Intanto, il Pontefice fa sapere che dopo le aperture di mesi fa circa la possibilità di un suo viaggio a Mosca, “i segnali non sono stati buoni”, e questo perché dalla Russia hanno comunicato che non era ancora il momento opportuno. Di certo, non hanno aiutato le prese di posizione a mezzo stampa contro Kirill, definito “chierichetto di Putin”, e l’uso degli aggettivi “disumano” e “sacrilego” applicati all’invasione russa dell’Ucraina. Però qualcosa sta cambiando, ci sono stati contatti fra il segretario di stato Pietro Parolin e il ministro degli Esteri Sergei Lavrov: si tratta di un “dialogo molto aperto, molto cordiale”, “la porta è aperta”, ha detto il Papa che ha anche detto di voler andare in Ucraina al più presto: “E ora è possibile, dopo il mio ritorno dal Canada”, sempre però facendo tappa prima a Mosca: “La prima cosa da fare è andare in Russia per cercare di aiutare in qualche modo, ma vorrei andare in entrambe le capitali”. Sullo sfondo è fondata la possibilità che Francesco si rechi il prossimo settembre in Kazakistan in occasione del VII Congresso mondiale dei leader delle religioni mondiali. Ci sarà anche Kirill.

   

  

Al Papa è stata chiesta un’opinione sulla recente sentenza della Corte suprema americana che ha cancellato la sentenza Roe vs Wade sull’aborto, riportando la questione in capo agli stati. Francesco dice di “rispettare” la decisione anche se ammette di non avere abbastanza informazioni per esprimersi da un punto di vista giuridico. Quel che invece dice è che abortire è come “assumere un sicario”. “Chiedo – ha aggiunto –: è legittimo  e giusto eliminare una vita umana per risolvere un problema?”. Altra cosa  è “politicizzare” la questione, come si fa quando si discute se si debbano escludere o no i politici pro choice dal ricevere l’eucaristia, come nel caso della speaker democratica Nancy Pelosi, che pochi giorni fa si è comunicata nella basilica di San Pietro: “Quando la Chiesa perde la sua natura pastorale, quando un vescovo perde la sua natura pastorale, questo causa un problema politico”. Un rapporto complicato, e non da oggi, quello con gli Stati Uniti. Pochi giorni fa, in un’intervista concessa all’agenzia argentina Télam, Francesco ha detto che la Chiesa latinoamericana “sarà vittima fino a quando non sarà liberata dall’imperialismo sfruttatore”. Nessun nome, non serve, anche perché “questi sfruttatori sono così evidenti che tutti li vedono”. Rivendica, il Papa, “quel cammino lento, di lotta, del sogno di San Martín e Bolívar per l’unità della regione”. Sogno che il vescovo di Roma ha definito “una profezia” volta a unire “l’intero popolo latinoamericano al di là dell’ideologia”.

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