Mentre Francesco si mostra ambiguo tra mezze frasi di condanna e mezze di giustificazione, il segretario per i Rapporti con gli stati dice che “bisogna resistere alla tentazione di accettare compromessi sull’integrità territoriale ucraina”. C’è molta nebbia all’orizzonte
Sarà tutto complesso e sarà pur vero che non è questione di dividere i buoni dai cattivi (ma perché, poi?), sta di fatto che a quasi quattro mesi dallo scoppio della guerra – quando cioè i cattivi hanno invaso la terra dei buoni che se ne stavano comodamente a casa loro – non si è ancora capito qual è la linea della Santa Sede. Il Papa parla, parla con tutti: interviste su interviste, visite improvvisate all’ambasciata russa alla stregua di un coup de théâtre, telefonate varie, mezze frasi di condanna e mezze di giustificazione. Poi, il segretario per i Rapporti con gli stati, mons. Paul Richard Gallagher, numero tre della Segreteria di stato, dice che “bisogna resistere alla tentazione di accettare compromessi sull’integrità territoriale ucraina”.
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