(Foto di Ansa) 

Mentre la tempesta scuote la Chiesa, la società occidentale ha ucciso Dio

Robert Sarah

Un libro che vuole condurre a una profonda conversione, a portare come san Francesco d'Assisi le piaghe di Cristo e ad assumere come regola di vita la decisione di osservare pienamente le parole del Vangelo

Pubblichiamo un estratto da “Per l’eternità. Meditazioni sulla figura del sacerdote”, il nuovo libro del cardinale Robert Sarah, prefetto emerito della congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti. Il volume (272 pp., 23 euro) è edito da Cantagalli

 


Insieme a voi osservo la tempesta che scuote con violenza la Chiesa. Grandi sconvolgimenti, preoccupanti messe in discussione della dottrina e della liturgia, crollo della teologia morale cattolica, onnipresenza del male nel mondo – che rendono la Chiesa indifesa di fronte ai significativi cambiamenti nella società –, turbano e rattristano tutti noi profondamente. La nostra identità sacerdotale, macchiata da una minoranza, viene fortemente contestata. Una certa corrente di pensiero nega la differenza essenziale tra il sacerdozio ministeriale e il sacerdozio universale dei battezzati. Si vorrebbero attribuire a tutti le funzioni ministeriali oltre a quelle alle quali i sacramenti del battesimo e della confermazione abilitano. Con tale concezione puramente funzionale e sociologica del sacramento dell’ordine, non corriamo il rischio di snaturare completamente il sacerdozio della Nuova Alleanza? 

 
Da questa visione sociologica del sacerdozio sono nate pressioni e rivendicazioni a favore dell’ordinazione di donne e di uomini sposati. Eppure, Papa Giovanni Paolo II, nella sua Lettera apostolica Mulieris dignitatem del 15 agosto 1988, aveva chiaramente indicato e spiegato l’intimo legame che sussiste tra il rapporto sponsale di Cristo con la Chiesa e il fatto che l’Ordinazione sia riservata agli uomini. 
Queste le sue indimenticabili parole: “Ci troviamo al centro stesso del Mistero pasquale, che rivela fino in fondo l’amore sponsale di Dio. Cristo è lo Sposo perché “ha dato sé stesso”: il suo corpo è stato “dato”, il suo sangue è stato “versato” (cfr. Lc 22,19-20). In questo modo “amò sino alla fine” (cfr. Gv 13,1). Il “dono sincero”, contenuto nel sacrificio della Croce, fa risaltare in modo definitivo il senso sponsale dell’amore di Dio. Cristo è lo Sposo della Chiesa, come redentore del mondo. L’Eucaristia è il sacramento della nostra redenzione. E’ il sacramento dello Sposo, della Sposa. L’Eucaristia rende presente e in modo sacramentale realizza di nuovo l’atto redentore di Cristo, che “crea” la Chiesa suo corpo. Con questo “corpo” Cristo è unito come lo sposo con la sposa. Tutto questo è contenuto nella Lettera agli Efesini.

Nel “grande mistero” di Cristo e della Chiesa viene introdotta la perenne “unità dei due”, costituita sin dal “principio” tra uomo e donna. Se Cristo, istituendo l’Eucaristia, l’ha collegata in modo così esplicito al servizio sacerdotale degli apostoli, è lecito pensare che in tal modo egli voleva esprimere la relazione tra uomo e donna, tra ciò che è “femminile” e ciò che è “maschile”, voluta da Dio sia nel mistero della creazione che in quello della redenzione. Prima di tutto nell’Eucaristia si esprime in modo sacramentale l’atto redentore di Cristo Sposo nei riguardi della Chiesa Sposa. Ciò diventa trasparente ed univoco, quando il servizio sacramentale dell’Eucaristia, in cui il sacerdote agisce in persona Christi, viene compiuto dall’uomo. E’ una spiegazione che conferma l’insegnamento della Dichiarazione Inter insigniores, pubblicata per incarico di Paolo VI per rispondere all’interrogativo circa la questione dell’ammissione delle donne al sacerdozio ministeriale (del 15 ottobre 1976).


D’altra parte, viviamo oggi in un mondo senza Dio. Nell’arido deserto di una società occidentale in cui avanza a larghi passi la silenziosa apostasia dell’uomo che crede di essere più felice senza Dio, mi rivolgo a voi per invitarvi a diventare sempre più chiaramente segni evidenti della Presenza di Dio nel mondo. Vi invito a sedervi spesso ai piedi di Gesù per ascoltarlo parlare dell’amore infinito del Padre, e per imparare nuovamente da Lui il compito primo e fondamentale che il Signore ci affida. La società occidentale ha ucciso Dio, per questo è in decadenza e si abbandona a una lenta eutanasia, nonostante la sua apparente  prosperità materiale. Con la morte di Dio si pensava di raggiungere l’autonomia e la libertà totale dell’uomo. Ma la morte di Dio ha di fatto provocato la morte della libertà e l’oscuramento di una corretta concezione dell’uomo. Dio è l’unica bussola che possa orientarci verso la felicità. 
Come ama ripetere Benedetto XVI, Dio s’è fatto uomo per noi. Egli ama a tal punto la propria creatura umana da unirsi a lei e da integrarsi nella sua storia in modo tanto concreto. Ci parla. Vive con noi, lavora con noi, soffre con noi e ascolta il nostro grido di angoscia. Ha preso la morte su di sé per salvarci dal peccato e dalla morte. Spesso la teologia evoca tutto questo con parole eccessivamente dotte, incomprensibili ed ermetiche. In questo modo si corre il rischio di diventare specialisti di Dio, maestri della fede, invece di lasciarci trasformare, rinnovare, governare e divinizzare da essa. Con la nostra vita e la nostra testimonianza intrisa di Vangelo dobbiamo tornare a fare spazio a Dio nel mondo. 


Questo libro è un invito a sostare presso Gesù, nostro Sommo Sacerdote, per lasciarci rinnovare nel nostro sacerdozio. Ai suoi piedi, sulle sue orme, impariamo a essere sacerdoti, a lasciarsi plasmare a sua immagine e somiglianza, e a entrare pienamente nei misteri cristiani che celebriamo con fede. 
Gesù ci insegna che, attraverso il suo sacerdozio, Dio nostro Padre ha intrecciato con noi una storia d’amore, un amore infinito ed esigente, fino alla morte. A tale storia desidera associare l’intera creazione. L’antidoto contro il male che incombe su di noi può consistere soltanto nel nostro totale abbandono a questo Amore. E’ l’unico vero rimedio contro il male, il cui potere nasce dal nostro rifiuto di amare Dio. 
Queste pagine hanno il solo e unico scopo di aprire il nostro cuore per tornare ad ascoltare Gesù che prega per noi sacerdoti: “Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità” (Gv 17,15-19). Hanno lo scopo di incoraggiarvi a rimanere saldi e fedeli alla grazia del vostro sacerdozio, qualunque siano le prove, le sofferenze, le tribolazioni e gli insulti che dovrete sopportare nel Nome del Signore Gesù. 


Esse vorrebbero ricordarvi che la Passione di Cristo è una realtà permanente e inerente alla vita del sacerdote. I certosini ci insegnano: Stat Crux dum volvitur orbis, soltanto la Croce è stabile, mentre il mondo ruota attorno a lei. Cristo soffre e muore ancora oggi attraverso i suoi sacerdoti e i fedeli cristiani. 
Alla sequela di san Francesco d’Assisi, questo libro vorrebbe condurvi a una profonda conversione, a portare come lui, nel vostro corpo, le piaghe di Cristo e – com’egli si esprime – ad assumere come regola di vita “la decisione di osservare pienamente il Santo Vangelo del Signore Nostro Gesù Cristo”.

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