(foto di Ansa)

La grottesca (e tragica) vicenda della diocesi di Münster che indaga sugli abusi

Maurizio Crippa

Il vescovo Genn chiude la cripta della cattedrale nella zona in cui ci sono le tombe di tre suoi predecessori che in tre differenti decenni del secolo scorso avrebbero “commesso degli errori nell’affrontare casi di abuso”. Povera chiesa

Ci fosse un regista all’altezza della celebre partita di pallavolo tra cardinali di Habemus Papam – ma anche meno all’altezza, qui il grottesco è nei fatti – potrebbe girare una variante della scena evangelica di Gesù con l’adultera. Lui guarda a terra e disegna nella sabbia, di solito è di spalle, poi alza gli occhi e dice la battuta. Variante. Alza gli occhi (meno pietoso e più annoiato) su un formicaio impazzito di prelati, teologi, portavoce diocesani azzimati come commessi di Hermès, e dice: “Chi è senza peccato, scagli la prima pietra tombale”. Di colpo si creerebbe il vuoto. Ma forse qualcuno inizierebbe a pensare che scagliarsi sulle tombe del passato per ripulire il presente non è una grande strategia, è una reazione di panico. Grottesco, sì. Del resto, chi può essere così fesso da voler scagliare una pietra tombale addosso a un morto?

 

Il vescovo di Münster, Felix Genn si chiama, ad esempio. Ha deciso di chiudere la cripta della cattedrale nella zona in cui ci sono le tombe di tre suoi predecessoriMichael Keller, Heinrich Tenhumberg e Reinhard Lettmann – che in tre differenti decenni del secolo scorso avrebbero “commesso degli errori nell’affrontare casi di abuso”. Non accuse di abusi, ma per così dire di debolezza inquisitoria. Ha detto il portavoce della diocesi, Stephan Kronenburg, che la cripta dovrà restare chiusa “fino a quando non sarà trovata una forma adeguata”. Ora, è difficile immaginare una folla di devoti in attesa come sulla tomba di san Francesco, ma farsi scudo delle tombe antiche, è patetico: “I morti dovrebbero riposare, ma la verità deve venire alla luce”.

 

Dietro c’è la consueta vicenda  di inchieste sul passato, che il vescovo non sa come girarsi tra le mani. Del resto Genn, 72 anni, a sua volta ha ammesso “errori personali” nell’affrontare casi di abusi. Ha detto che non si dimetterà, ma sarà da vedere: nella Chiesa tardo bergogliana l’accusa di negligenza tribunalizia pesa più di tutto. Pochi giorni fa il vescovo emerito di Gand, Lucas Van Looy, ha rinunciato a essere creato cardinale nel prossimo concistoro spiegando di non aver agito correttamente negli abusi sui minori. E’ evidente il terrore che ogni dettaglio si trasformi in scandalo globale. Il caso di Münster è la replica ancor più agghiacciante, perché autoprodotta, del caso del Belgio nel 2010 quando la magistratura sventrò la tomba del cardinale Suenens alla ricerca di chissà quali “documenti”. Sembrò, allora, un assurdo processo storico e a reati in ogni caso estinti.

 

Un decennio dopo, nel nuovo giustizialismo che da utopico si è fatto ucronico, la Chiesa è impaurita persino nel difendere la giusta collocazione storica dei fatti. Genn ha ringraziato l’indagine per aver gettato “una luce spaventosa sui fattori istituzionali e sistemici” e ancor più “sugli effetti devastanti di una rigida moralità sessuale, un’immagine del prete completamente gonfiata”. E questo è il lato che piace di più ai progressisti per i quali il vero tema non è punire i reati ma processare la morale sessuale cattolica. In realtà, il divieto di abuso (peccato) esiste da sempre, anche nella Chiesa tedesca. Bisognerebbe forse domandarsi perché i peccati (reati) si compiano lo stesso, anziché buttare all’aria le tombe. Nel frattempo la diocesi di Münster è molto impegnata in campagne di comunicazione dedicate al “marketing and employer branding” diocesano. E chissà che cosa sta scrivendo nella sabbia, Gesù.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"