L'incubo senza fine della Chiesa francese: l'arcivescovo di Parigi si dimette

I settori più progressisti da tempo accusano l'arcivescovo di essere troppo "brutale" nel governo. Nel 2017, Libération lo definì "un conservatore radicale"

Matteo Matzuzzi

Mons. Michel Aupetit ha rimesso il mandato nelle mani del Papa. Pesa il dossier del Point su una presunta (e smentita) relazione del presule con una donna

Roma. L’arcivescovo di Parigi, mons. Michel Aupetit, ha rimesso il mandato nelle mani del Papa. Con una lettera datata 25 novembre e che sarebbe dovuta rimanere riservata fino alla risposta del Pontefice, il presule ha detto di voler lasciare “per salvaguardare la diocesi”, travolta dallo scandalo rivelato dal Point nel suo ultimo numero del 23 novembre: Aupetit avrebbe avuto una relazione con una donna nel 2012. Al di là della vicenda poco chiara – l’arcivescovo ha smentito quanto riportato dal periodico – era da tempo che la diocesi parigina navigava in acque agitate. Aupetit era stato messo sul banco degli imputati da buona parte del clero locale e dall’intellighenzia culturale che alterna la frequentazione di salotti a quella delle chiese. “E’ un conservatore radicale”, titolò Libération quando a sorpresa il Papa scelse proprio lui quattro anni fa per succedere al cardinale André Vingt-Trois. E infatti subito erano ricominciate le processioni in piazza, i ritrovi nei parchi cittadini, una rinnovata presenza dei cattolici  su tutti i temi più controversi, a cominciare da quelli bioetici.

 

Aupetit, che è medico ed è stato ordinato sacerdote in età adulta, a quarantaquattro anni,   è accusato di una gestione “brutale” dell’arcidiocesi, con due vicari generali che si  sono dimessi nel giro di pochi mesi.  Pietra dello scandalo, per gli intellò parigini, la chiusura del  centro Saint Merry, comunità fondata negli anni Settanta e fiera del suo ultraprogressismo pastorale che  accoglieva cristiani lgbt e divorziati risposati. Aupetit, con una mail spedita lo scorso 15 febbraio, ordinava la cessazione di tutte le attività, chiamando al suo posto la Comunità di Sant’Egidio. Problemi anche con il Collège des Bernardins: due anni fa l’arcivescovo inviò un dossier con “i nuovi orientamenti pastorali” per rimettere in carreggiata un’istituzione divenuta  – a giudizio del presule – “poco cattolica”. Insomma, la battaglia ingaggiata da Aupetit per risvegliare un cattolicesimo parigino in stato comatoso ha incontrato ostacoli troppo grandi e soprattutto radicati nella società. Rispetto ai cahiers de doléances presentati sul suo conto, la storia del presunto flirt con una donna è l’aspetto più trascurabile. Interpellato dalla Croix, ha smentito di essersi dimesso, perché dimettersi  “significherebbe abbandonare il mio posto”. Piuttosto, si tratta di aver rimesso nelle mani del Papa il mandato ricevuto nel 2017. Sarà ora Francesco a decidere cosa fare.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.