Macron all'esame del Papa

Matteo Matzuzzi

Oggi in udienza da Bergoglio a discutere di Europa e sacramenti. Dal rapporto sugli abusi in Francia al futuro dell’Europa

Sarà Emmanuel Macron il punto di riferimento in Europa della Santa Sede, ora che Angela Merkel si appresta a lasciare dopo sedici anni la cancelleria? Qualche anno fa, intervistato dal periodico belga Tertio, Papa Francesco disse che il problema dell’Europa – o, almeno, uno dei suoi tanti problemi – è la mancanza di leadership forti e autorevoli. Nessuno, al cospetto di Adenauer, De Gasperi e Schuman poteva reggere il confronto, osservava il Pontefice. Però Merkel una certa stabilità la garantiva, insieme a una buona dose di realismo e serietà che oltretevere ha avuto modo di apprezzare. Con Macron, prima dell’udienza di questa mattina, Francesco si è incontrato nel 2018 e più volte si è sentito al telefono. Un rapporto cordiale, sulle questioni ambientali di gran moda  l’intesa è massima, così come sulla necessità di rafforzare l’Unione europea affinché sia sempre più una comunità di popoli anziché una costruzione meramente burocratica distante dai suoi milioni di cittadini. 

 

Ma sul tavolo ci sarà soprattutto lo stato della Chiesa in Francia, piegata dal recente rapporto Sauvé che ha portato alla luce più di duecentomila casi di abusi commessi da parte di membri del clero  (secolare e regolare) negli ultimi settant’anni. I vescovi francesi hanno subito professato il corale mea culpa di rito, dichiarandosi pronti a risarcire le vittime e mettendo in vendita immobili delle diocesi per far fronte al salasso finanziario. Il Papa è intervenuto pubblicamente, esprimendo “dolore”, “tristezza” e “vergogna” per “i traumi” subiti dalle vittime. Il 9 dicembre, in Vaticano, Bergoglio riceverà Jean-Marc Sauvé, il presidente della commissione che ha elaborato il dossier. A rendere delicata l’udienza tra Francesco e Macron, però, sarà soprattutto la questione relativa alla messa in discussione del segreto confessionale. Dopo la pubblicazione del rapporto-Sauvé, il ministro dell’Interno Gérald Darmanin ha convocato il presidente della Conferenza episcopale francese, mons. Éric de Moulins-Beaufort. Con toni sprezzanti, Darmanin ha messo la coccarda tricolore al petto e con fare giacobino ha riferito in Parlamento di aver detto all’arcivescovo “non esiste una legge superiore alle leggi dell’Assemblea nazionale e del Senato. La Repubblica francese rispetta tutte le religioni fintanto che queste rispettano la Repubblica e le leggi della Repubblica”.

 

Il codice di diritto canonico prevede la scomunica immediata per il sacerdote che vìola il segreto confessionale, quindi si può fare ben poco. Servirebbe un intervento diretto del Papa, che però non ha la minima intenzione di operare rivoluzioni sul tema. Due anni fa, quando analoga richiesta era giunta dall’Australia dove il cardinale George Pell veniva messo in ceppi con accuse surreali e cancellate dalla Corte suprema di Victoria, la Penitenzieria apostolica guidata dal cardinale Mauro Piacenza diffondeva un documento approvato dal Pontefice il cui contenuto è chiaro: “Nella celebrazione del sacramento della Riconciliazione è come racchiusa, infatti, l’essenza stessa del cristianesimo e della Chiesa: il Figlio di Dio si è fatto uomo per salvarci e ha deciso di coinvolgere, quale ‘strumento necessario’ in quest’opera di salvezza, la Chiesa e, in essa, quelli che Egli ha scelto, chiamato e costituito quali suoi ministri”. Più di un ministro francese, nel frattempo, si è schierato con il titolare dell’Interno: “Non si può dire alle altre religioni di rispettare le leggi della Repubblica”, ha detto Marléne Schiappa, ministro per la Cittadinanza.

 

E’ indubbio che il tema sarà al centro del colloquio in Vaticano: nessuno vuole incrinare un buon rapporto, benché in Francia non si manchi di segnalare l’ambiguità di Macron rispetto ai cattolici. Esemplare, in questo senso, è stata la visita compiuta lo scorso luglio a Lourdes: evento storico, era la prima volta per un presidente francese. Una mano tesa ai cattolici “non sempre trattati bene” – come ebbe a dire lo stesso inquilino dell’Eliseo – ma che ottenne l’effetto opposto rispetto alle intenzioni. Macron, infatti, si limitò a una sorta di “gita” sul piazzale, nessuna sosta davanti alla Grotta, non una parola sui temi bioetici allora in discussione. Una mano tesa a metà, insomma. Si vedrà ora se dopo lo choc nazionale per il dossier Sauvé con i suoi duecentomila e più abusi accertati (anche se parecchie denunce sono giunte tramite la compilazione di questionari online), la buona volontà del presidente sarà confermata all’uscita dall’incontro con il Papa.

 

* Aggiornamento (26/11, ore 9.00): l'incontro tra il Papa e Jean-Marc Sauvé è stato rimandato a data da destinarsi, come conferma il Figaro.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.