Riserve su fratel Enzo Bianchi
L’anticlericalismo del fondatore di Bose era un guaio che illumina diversi guai dell’evangelismo postconciliare
Paolo VI alla chiusura del Vaticano II, nel dicembre del 1965, si attendeva che il Sinodo universale fosse capace di sprigionare, nella sua vitalità, “generose e ordinate energie”. Non è andata così, e per quel Papa fu motivo di altra malinconia. Cinquantacinque anni dopo Enzo Bianchi, che proprio in quell’anno fondò la comunità monastica di Bose, è stato allontanato da Papa Bergoglio, insieme con i collaboratori più stretti, dalla comunità. Bianchi amareggiato si è riferito all’amore, che resta oltre le cose che finiscono. L’amore, concetto generoso, e pratica infinita di carità, ma non ordinata energia. Sembra che tra il fondatore e il successore fosse in atto una poco fraterna contesa di potere, spirituale s’intende, ma non solo, e che su questo incaglio doloroso la storia sia finita (male). Ritrarsi da una situazione per la quale si hanno responsabilità fondative richiede ordine e energia, l’amore in questo caso va al seguito. Altrimenti nascono inauditi pasticci.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitaleLe inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioniOPPURE
- Giuliano Ferrara Fondatore
"Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.