Il monaco e il martirio pret-à-porter

Redazione

Il priore di Bose, Enzo Bianchi, ha confezionato un nuovo format culturale: il martire cristiano pret-à-porter. Parlando della madre cristiana condannata a morte in Sudan con l’accusa di apostasia, il monaco del demi-monde progressista e cattolico-democratico scrive su Repubblica che “il martire non sceglie la morte ma decide di vivere fino all’estremo la vita e ciò che dà senso alla vita: l’amore”. Il martire cristiano diventa allora uno che “risponde unicamente alla propria coscienza”, addirittura, persino “un monito contro lo squallido opportunismo”.

    Il priore di Bose, Enzo Bianchi, ha confezionato un nuovo format culturale: il martire cristiano pret-à-porter. Parlando della madre cristiana condannata a morte in Sudan con l’accusa di apostasia, il monaco del demi-monde progressista e cattolico-democratico scrive su Repubblica che “il martire non sceglie la morte ma decide di vivere fino all’estremo la vita e ciò che dà senso alla vita: l’amore”. Il martire cristiano diventa allora uno che “risponde unicamente alla propria coscienza”, addirittura, persino “un monito contro lo squallido opportunismo”. Il monaco Bianchi arriva così a celebrare “l’incapacità a fermare il carnefice”, perché il martirio è “un gesto tragico d’amore”. No, caro Bianchi.

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    Il carnefice delle masse di cristiani inermi e offerti in sacrificio ad Allah può e deve essere fermato, e con lui l’ideologia islamista di morte e sottomissione che propaga nel mondo. Quella dei martiri cristiani, le studentesse rapite in Nigeria da Boko Haram, i due vescovi rapiti in Siria, la donna incinta condannata a morte in Sudan, non sono una storia edificante, ma una lotta per la sopravvivenza dei veri autoctoni del medio oriente, i forzati a lasciare la propria terra, gli assassinati nelle proprie case e chiese, i resi ombra della propria gloriosa storia di libertà. Vergogna che i nostri soloni della carta stampata, anche quelli con il clergyman, non sappiano e non vogliano scandire chiaramente uno dei più grandi drammi del nostro tempo. Prima che scenda su di loro la lama dei tagliagole, siamo noi a offrire questi cristiani in pasto ai carnefici. Con la nostra bizzarra equivalenza morale.