Appello respinto: il cardinale George Pell è colpevole

Matteo Matzuzzi

La Corte di Victoria decide a maggioranza (2-1) e conferma la sentenza di primo grado, condannando l'ex arcivescovo di Sydney a scontare almeno tre anni e otto mesi in carcere. La possibilità di un ultimo ricorso

Con una decisione presa a maggioranza (due giudici contro uno), la Corte suprema di Victoria ha respinto l’appello presentato dal cardinale George Pell dopo la condanna a sei anni di carcere per abusi sessuali su minori inflittagli da una giuria lo scorso dicembre – sentenza annunciata a marzo. Dovrà scontare in carcere almeno tre anni e otto mesi, salvo accoglimento dell’ultimo ricorso possibile presso l’Alta corte australiana. Un verdetto annunciato anche per l’enorme pressione mediatica che ha caratterizzato i vari processi contro l’ex arcivescovo di Sydney e prefetto della segreteria per l’Economia.

 

Sostenitori delle vittime (vere o presunte) fin dalle prime ore della giornata si erano assiepate all’esterno del tribunale, in attesa della sentenza. L’appello era stato discusso il 5 e 6 giugno e in tale circostanza a parere degli osservatori più attenti era sembrata evidente la difficoltà di confermare la decisione di primo grado, giunta sì all’unanimità ma solo in seguito all’impossibilità della giuria originaria di giungere a un verdetto. Il titolare dell’accusa, Chris Boyce, più volte si era scusato per non essere riuscito a “spiegare bene” come erano andate le cose nella sacrestia della cattedrale di Melbourne, in quella domenica di venti e più anni fa, quando secondo le ricostruzioni Pell avrebbe abusato di due coristi minorenni e contemporaneamente – come dimostrato dai testimoni – si trovava sul sagrato intento a salutare i fedeli all’uscita della chiesa. Proprio su questi particolari, per nulla indifferenti, la difesa aveva giocato tutte le proprie carte: venti testimoni a favore, uno contro. Intanto sulla stampa locale si pubblicavano le foto del cardinale in manette.

 

Il primo ministro australiano, Scott Morrison, ha già annunciato che Pell sarà privato dell’Ordine dell’Australia, il titolo onorifico più prestigioso istituito nel 1975 dalla regina Elisabetta II. Il direttore della sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha rilasciato una dichiarazione ufficiale: “Ribadendo il proprio rispetto per le autorità giudiziarie australiane, come dichiarato il 26 febbraio in occasione del giudizio in primo grado, la Santa Sede prende atto della decisione di respingere l’appello del Cardinale George Pell. In attesa di conoscere gli eventuali ulteriori sviluppi del procedimento giudiziario, ricorda che il Cardinale ha sempre ribadito la sua innocenza e che è suo diritto ricorrere all’Alta Corte. Nell’occasione, insieme alla Chiesa di Australia, la Santa Sede conferma la vicinanza alle vittime di abusi sessuali e l’impegno, attraverso le competenti autorità ecclesiastiche, a perseguire i membri del clero che ne siano responsabili”.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.