Virginia Raggi in visita da papa Francesco in Vaticano (foto LaPresse)

"Nessuno stupore, le affinità tra la chiesa e il Movimento 5 stelle ci sono"

Matteo Matzuzzi

Grillo e Avvenire, qualche chiarimento. Parla Introvigne 

Roma. “Certamente ci sono affinità tra la chiesa e il Movimento 5 stelle, soprattutto se si considera una certa ostilità della dottrina sociale della chiesa verso i ‘poteri forti’, il controllo non solo della ricchezza ma dell’informazione concentrato nelle mani di pochi, il prevalere eccessivo della finanza sulla produzione e dell’economia politica”. Massimo Introvigne, sociologo e direttore del Cesnur nonché profondo conoscitore delle relazioni tra la politica e l’elemento religioso, commenta così con il Foglio la presunta vicinanza tra le istanze di cui si fa portatore il M5s e i princìpi cattolici. Vicinanza acclarata dall’ampia intervista che Marco Tarquinio, direttore di Avvenire (il quotidiano della Conferenza episcopale italiana) ha concesso mercoledì al Corriere della Sera.

 

“Al di là del lavoro domenicale – aggiunge Introvigne – su questi temi un dialogo con i Cinque stelle è sicuramente possibile, e si possono trovare anche nel pensiero di Casaleggio – a parte un certo stile New Age – elementi interessanti. Tuttavia l’esame e il dialogo vanno condotti a trecentosessanta gradi. Temi come l’aborto e l’obiezione di coscienza, il gender (un’ideologia che Papa Francesco ha condannato una buona dozzina di volte) e la libertà di educazione non possono essere semplicemente messi tra parentesi. Naturalmente, osserva il sociologo, lo stesso vale quando la chiesa dialoga con il Pd o con altri partiti”. La questione, a ogni modo, andrebbe allargata, visto che “il problema soggiacente è la posizione della chiesa di Papa Francesco rispetto ai princìpi fondamentali della dottrina sociale della chiesa. Bergoglio – spiega Introvigne – ha esplicitamente affermato di non amare e di preferire che non sia usata l’espressione ‘princìpi non negoziabili’, coniata da Benedetto XVI originariamente per designare il diritto alla vita dalle origini alla morte naturale, il valore unico della famiglia monogamica formata da un uomo e da una donna e la libertà di educazione. Tre princìpi in cui in seguito ne aggiunse un quarto, e cioè la libertà religiosa. Ecco, è diventato dunque di moda sostenere che i princìpi non negoziabili non sono più tanto importanti”. Errore, osserva il direttore del Cesnur: “Qualche volta però la lettura del magistero di Papa Francesco sul punto è frettolosa: sembra che vita, famiglia, libertà di educazione e libertà religiosa non siano più importanti. In realtà, il Pontefice ha spiegato chiaramente, e non una volta sola, perché non ama l’espressione ‘princìpi non negoziabili’. Perché se si isolano alcuni princìpi come ‘non negoziabili’, si crea una vasta categoria di princìpi ‘negoziabili’ e si lascia credere – erroneamente e contro l’intenzione di Benedetto XVI – che quello che è ‘negoziabile’ sia facoltativo. Per esempio, il dovere dello stato di trattare tutti i cittadini con giustizia e senza discriminazioni, e i doveri di solidarietà verso i poveri non rientrano nell’elenco ratzingeriano, ma mai nessuno specialista di dottrina sociale ha pensato che questi siano degli optional”. Il punto è che “quando si valuta un programma politico, occorre tenere conto di un ampio numero di princìpi, che non si riducono ai quattro fondamentali di Joseph Ratzinger, ma neppure escludono quei quattro. E’ giusto, dunque, riconoscere che su alcuni temi ci sono convergenze con i Cinque stelle, anche se l’esame va condotto in relazione a tutti i temi, come del resto va fatto per gli altri partiti e programmi”.

 

 

 

Poi però ci sono i casi concreti, come quello di Torino, dove l’arcivescovo Cesare Nosiglia è in lotta con la giunta grillina guidata da Chiara Appendino, rea d’aver tagliato i finanziamenti alle scuole paritarie, anche in quelle periferie disagiate tanto care alla chiesa. “Certe scelte – dice Introvigne – mostrano come il tema della libertà di educazione non sia nel Dna e nella storia del Movimento 5 stelle che, quando diventa forza di governo, dovrebbe forse fare uno sforzo per approfondire il ruolo e la storia dell’educazione cattolica in Italia. Grillo in passato e qualche suo collaboratore nel presente si sono permessi battute goliardiche sul ruolo della chiesa, che sono comprensibili in un comico o in un partito di rottura e d’opposizione ‘a prescindere’”. Le cose cambiano, però, quando ci si candida a governare l’Italia. In questo caso, “si dovrebbe andare al di là delle battute e ascoltare attentamente un ateo come Palmiro Togliatti, il quale diceva che se non si capisce il ruolo della chiesa in Italia non si può neppure cominciare a pensare di governare questo paese”.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.