Papa Francesco durante un'udienza generale del mercoledì (Lapresse)

Il Papa: "I cristiani non possono vivere come faraoni. Basta con i vescovi attaccati ai soldi"

Matteo Matzuzzi
Radio Vaticana pubblica l'intervista concessa dal Pontefice al giornale olandese Straatnieuws lo scorso 27 ottobre: "La Chiesa deve parlare con la verità e anche con la testimonianza: la testimonianza della povertà", ha detto il Papa prima di ricordare che i beni della Chiesa servono per mantenere le strutture della Chiesa stessa e per le opere in favore dei più bisognosi.

Roma. Non è un caso che Radio Vaticana abbia deciso di tradurre oggi, a più di una settimana dalla originaria pubblicazione (27 ottobre), l'intervista concessa dal Papa al "giornale olandese di strada" Straatnieuws, quotidiano dei senzatetto di Utrecht, la diocesi retta dal cardinale Willem Jacobus Ejik. Tra libri e leaks (peraltro già noti) sulle spese dei dicasteri vaticani e le metrature degli appartamenti dei cardinali di curia, Francesco afferma che "vi sono due tentazioni: La Chiesa deve parlare con la verità e anche con la testimonianza: la testimonianza della povertà". In particolare, "se un credente parla della povertà o dei senzatetto e conduce una vita da faraone, questo non si può fare".

 

L'obiettivo è quello di "un mondo senza poveri" ma "la cupidigia umana c'è sempre, la mancanza di solidarietà, l'egoismo che crea i poveri". La Chiesa, ha osservato il Pontefice, "deve essere povera perché Gesù è venuto al mondo senzatetto e si è fatto povero". L’altra tentazione, ha aggiunto Bergoglio, è di fare accordi con i governi. Si possono fare accordi, ma devono essere accordi chiari, accordi trasparenti. Per esempio: noi gestiamo questo palazzo, ma i conti sono tutti controllati, per evitare la corruzione. Perché c’è sempre la tentazione della corruzione nella vita pubblica. Sia politica, sia religiosa".

 

[**Video_box_2**]A precisa domanda sui beni della Chiesa, Francesco ha detto che questi "servono per mantenere le strutture della Chiesa stessa, ma anche per tante opere che si fanno nei paesi bisognosi: ospedali, scuole". Con una battuta, ha poi chiarito che "opere artistiche come la Pietà di Michelangelo non possono essere vendute perché sono tesori dell'umanità. E questo vale per tutti i tesori della Chiesa. Ma abbiamo cominciato a vendere dei regali e altre cose che mi vengono date". Tali proventi "vanno a monsignore Krajewski, che è il mio elemosiniere. E poi c’è la lotteria. C’erano delle macchine che sono tutte vendute o date via con una lotteria  e il ricavato è usato per i poveri. Ma ci sono cose che si possono vendere e queste si vendono".

 

Parole durissime pronunciate dal Papa anche nella consueta omelia mattutina pronunciata a Santa Marta. Partendo dalle Letture del giorno, Francesco ha osservato che "nel Vangelo, il Signore ci fa vedere l’immagine di un altro servo, che invece di servire gli altri si serve degli altri. Abbiamo letto cosa ha fatto questo servo, con quanta scaltrezza si è mosso, per rimanere al suo posto”. “Anche nella Chiesa – ha detto Bergoglio – ci sono questi, che invece di servire, di pensare agli altri, di gettare le basi, si servono della Chiesa: gli arrampicatori, gli attaccati ai soldi. E quanti sacerdoti, vescovi abbiamo visto così. E’ triste dirlo, no? La radicalità del Vangelo, della chiamata di Gesù Cristo: servire, essere al servizio di, non fermarsi, andare oltre sempre, dimenticandosi di se stessi. E la comodità dello status: io ho raggiunto uno status e vivo comodamente senza onestà, come quei farisei dei quali parla Gesù che passeggiavano nelle piazze, facendosi vedere dagli altri”.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.