Un'immagine della marcia contro l'aborto

In Argentina milioni in strada contro l'aborto

Redazione

In marcia con la benedizione dei preti delle ville miseria care al Papa

Da Rosario a Mendoza, da Cordoba a Ushuaia, fino a Buenos Aires. Due milioni di argentini sono scesi in strada domenica manifestando “per la vita” e contro il disegno di legge finalizzato a liberalizzare l’aborto che sarà messo in discussione in Parlamento dopo Pasqua. Nessuno slogan di partito, solo bandiere nazionali e inni alla vita. Una mobilitazione non scontata in un paese diviso, che gente in piazza negli ultimi anni ne ha vista poca. Un risultato inatteso anche perché i mezzi di comunicazione ben poco si erano occupati dell’iniziativa. Tante famiglie, tanti giovani e soprattutto tanti argentini che hanno accolto l’appello lanciato dai sacerdoti attivi nelle ville miseria che circondano Buenos Aires. Sono stati loro, infatti, a denunciare l’uso dei poveri da parte dei proponenti del disegno di legge, secondo i quali con il via libera al provvedimento si sarebbe sanata la piaga delle morti per aborto tra gli strati più poveri della popolazione.

 

 

Al di là della consueta battaglia sulle cifre – per le forze dell’ordine erano meno di due milioni – il dato politico è significativo. Anche perché fondamentale è stata la lettera inviata lo scorso 16 marzo da Papa Francesco al popolo argentino. Nella missiva, Jorge Mario Bergoglio esortava i connazionali a essere “canali di bene e di bellezza, affinché possiate dare il vostro contributo nella difesa della vita e della giustizia, affinché seminiate pace e fraternità, affinché miglioriate il mondo con il vostro lavoro, affinché vi prendiate cura dei più deboli e condividiate a mani piene tutto ciò che Dio vi ha regalato”. Un invito che è stato considerato un appoggio ufficiale del Pontefice alla marcia, che sul tema dell’aborto più volte ha alzato la voce, come quando disse che “l’aborto non è un male minore. E’ un crimine. E’ fare fuori uno per salvare un altro. E’ quello che fa la mafia. E’ un crimine, è un male assoluto”. Non una novità assoluta per gli argentini, che anni fa si videro recapitare nelle chiese lettere del cardinale arcivescovo Bergoglio in cui invitava perfino le suore a ribellarsi contro la legge che legalizzava le nozze omosessuali, conseguenza – scriveva il futuro Papa – di un intervento diretto del diavolo.

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