Le testate di Macron

Roberto Maroni

Quello dei francesi è proprio un vizietto che non riescono a perdere: dare testate. Ve la ricordate quella di Zidane a Materazzi nella finale dei Mondiali di calcio del 2006?

Quello dei francesi è proprio un vizietto che non riescono a perdere: dare testate. Ve la ricordate quella di Zidane a Materazzi nella finale dei Mondiali di calcio del 2006? Beh, da allora i nostri cugini d’Oltralpe ce ne hanno date parecchie. A partire dalle testate di Sarkozy a Berlusconi (il sorrisetto sprezzante in compagnia della Merkel e – testatona – l’intervento militare in Libia del 2011 per scippare il ruolo che l’Italia aveva nello scacchiere nordafricano) passando poi per uno dei primi atti del nuovo presidente Macron (il blocco dell’intesa per il passaggio a Fincantieri dei cantieri di Saint-Nazaire) per giungere a oggi, con l’irruzione dei gendarmi francesi nella stazione di Bardonecchia per effettuare un controllo di polizia arbitrario. Anch’io ho subito una testata dai francesi, lo confesso: all’inizio del 2011, quando scoppia la cosiddetta “primavera araba” e migliaia di clandestini arrivano in Italia per andare in Francia passando la frontiera a Ventimiglia. Io ero ministro dell’Interno e il mio collega francese cosa fa? Sospende la libera circolazione tra Italia e Francia: una testata che ancora mi fa male. La mia risposta però non si fece attendere: trovai il modo di mandarli tutti in Francia quei clandestini, con una procedura approvata dall’Ue! Questo deve fare (e non fa) il governo italiano: invece di lamentarti, caro ministro degli Esteri, tira fuori le palle: alle testate si risponde con il cartellino rosso, non con la solita diplomatica arrendevolezza. Stay tuned.

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