Maschera di Schulz durante i festeggiamenti del Carnevale a Dusseldorf, in Germania (LaPresse)

Povero Schulz!

Roberto Maroni

La sconfitta del leader della Spd è la sconfitta della politica che dialoga con gli avversari e il trionfo del populismo? Forse no

Povero Martin Schulz. Il leader dialogante (ma un po' pasticcione) della Spd era riuscito nell’impresa: rinnovare l’accordo di coalizione con la Merkel riservando al suo partito (nonostante la sconfitta elettorale) posizioni strategiche nel nuovo governo. Peccato che due giorni dopo sia stato costretto alla retromarcia: l’ala più oltranzista del suo partito ha fatto saltare tavolo e governo. Schulz ha ceduto: “Gli interessi del partito devono prevalere sulle mie ambizioni personali”. Bene, hanno esultato gli ultras del ‘meglio stare all’opposizione’.

  

La sconfitta di Schulz è la sconfitta della politica che dialoga con gli avversari, capace di trovare una sintesi intelligente a situazioni complicate. A Berlino ha vinto la sinistra antagonista, quella che in Italia protesta contro la violenza neofascista e poi va in piazza e prende a sprangate i poliziotti. Molti brindano alla crisi della politica del dialogo. E c’è chi teme che il prevalere di questa prospettiva, assieme al prossimo tramonto dell’era Merkel-destra-moderata, farà accelerare in Europa la deriva estremista-populista anche nel centrodestra, in ragione della sua manifesta eterogeneità.

  

Io penso di no. Almeno non adesso. Almeno non qui da noi: con le persone giuste la garanzia di un centrodestra che sa dialogare per confermare la sua dimostrata capacità di buon governo è assicurata. Ma sì, brindiamo allora: “Al futuro orgiastico, che anno dopo anno indietreggia di fronte a noi”. Stay tuned.

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