Vittorio Gassman legge le analisi cliniche/ Screenshot from YouTube 

Bandiera bianca

C'è chi ancora crede che un buon politico non si arricchisce con la politica

Antonio Gurrado

Elogiare Giuseppe Conte perché guadagna poco, o denigrare Renzi se guadagna tanto, è un modo sottile per affermare che il lavoro è un’attività sospetta

Ieri sera, a causa di un cortocircuito, la tv si è accesa da sé proprio nel momento in cui, durante un talk show, qualcuno dava la linea a qualcun altro affinché commentasse i redditi dei parlamentari. Ora, l’idea di un masaniello televisivo intento a commentare le dichiarazioni dei redditi mi ha ricordato i tempi d’oro di “Vittorio Gassman legge le analisi cliniche”; ciò nondimeno, ho trovato molto istruttivo il criterio di quest’esegesi fiscale. Il sottotesto era infatti che Giuseppe Conte è buono, in quanto ha dichiarato solo ventiquattromila euro, mentre Matteo Renzi è cattivo, poiché ha guadagnato un sacco di soldi.

Ne consegue che il buon politico (quello che, secondo luogo comune, “non si arricchisce con la politica”) è in realtà colui che abbraccia un ideale francescaneggiante di nullafacenza, quello insomma che incarna una sorta di Ur-percettore di reddito di cittadinanza. Pessimo è invece colui che ha capacità, contatti, progetti e sbattimento a sufficienza da farsi versare, udite udite, del denaro. I parlamentari sono i nostri rappresentanti, ergo il modo in cui li giudichiamo è lo stesso in cui ci guardiamo allo specchio. Elogiare un politico perché guadagna poco, o denigrarlo se guadagna tanto, è un modo sottile per affermare che il lavoro è un’attività che sempre ci insospettisce. È un modo implicito per negare che l’unico commento sensato alle dichiarazioni dei redditi suona: “Sei invidioso di tutti questi soldi? È perché, anziché guadagnarli, preferisci commentare il fatto che li guadagni qualcun altro”.

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