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Bandiera bianca

La recrudescenza antisemita di questi giorni sconvolge ma non sorprende

Abbiamo sempre pensato che la Seconda guerra mondiale costituisse un incubo destinato a non tornare. Ma gli eventi dell’ultimo paio d’anni ci hanno risvegliato a suon di sberloni

Sulla recrudescenza dell’antisemitismo in Europa hanno scritto altri, meglio di quanto potrei, nel Foglio in edicola oggi. Aggiungo solo una considerazione se volete filosofica, sulla scorta del Machiavelli secondo il quale la storia resta sempre imprevedibile ma l’uomo non cambia mai: “e’ si conosce facilmente per chi considera le cose presenti e le antiche, come in tutte le città e in tutti i popoli sono quelli medesimi desideri e quelli medesimi omori, che vi furono sempre”, scrive nei “Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio”. Come buona parte degli adulti d’oggi, da piccolo sono stato istruito a credere che la Seconda guerra mondiale costituisse un incubo destinato a non tornare, uno spartiacque insormontabile dopo il quale era iniziata una nuova era di consapevolezza, pace e salute: quella in cui i miei coetanei e io avevamo la fortuna di essere nati. Cotanto eccezionalismo, dettato da indubbia buona volontà, nasceva da una narrazione semplificata secondo cui la Seconda guerra mondiale, e tanto più la Shoah, costituiva un abisso assoluto a sua volta eccezionale, dovuto all’improvvisa incarnazione novecentesca del male metafisico. Questo alle elementari, alle medie, alle superiori. Poi all’università, studiando un po’ di più, ho appreso alfine che non c’è stato nulla di eccezionale nella Seconda guerra mondiale, nulla di metafisico nel nazismo; venivano solo rivomitate in modo sempre più crudele le solite solfe antisemite della Russia zarista, della Prussia bismarckiana, della Francia dell’ancien régime, dell’Italia medievale, perfino dell’antichità classica. Ciò che mi è stato spacciato per eccezionale e irripetibile era invece consuetudinario e indefinitamente replicabile; bastava leggere i quattro volumi della “Storia dell’antisemitismo” di Léon Poliakov per accorgersene. Gli eventi dell’ultimo paio d’anni ci hanno risvegliato a suon di sberloni, insegnandoci con le cattive che Machiavelli aveva ragione: è crollato il mito della salute col Covid, è crollato il mito della pace con le guerre (che mai si erano fermate), è crollato il mito della consapevolezza col rigurgito dell’antisemitismo eterno. I giornali hanno un bello scrivere ogni giorno che rischiamo “un nuovo 1914” o “un nuovo 1938”; per noi uomini è sempre il 1914, è sempre il 1938, in quanto viviamo nella continua contemporaneità della storia. Perciò la recrudescenza antisemita di questi giorni sconvolge ma non può sorprendere: stiamo solo scrivendo il quinto volume di un libro che credevamo erroneamente finito.

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