(foto Ansa)

Bandiera Bianca

Il curioso metodo dell'Anpi: difendere il 25 aprile abolendo i dibattiti

Antonio Gurrado

L'Associazione nazionale partigiani si è schierata contro alcune scuole che hanno organizzato un dibattito fra studenti sull’opportunità di non celebrare più la giornata della Liberazione come festa nazionale. Ma è un semplice gioco intellettuale da cui difficilmente nascono squadracce di manganellatori

Certo, senza l’Anpi non sarebbe la stessa cosa. Ad esempio, leggo su Repubblica che la sezione di Massa Carrara si è schierata contro alcune scuole della Lunigiana che hanno organizzato un dibattito fra studenti sull’opportunità di non celebrare più il 25 aprile come festa nazionale. Giova ricordare che, ormai molto diffusa fra licei e università, questa formula del dibattito studentesco funziona grossomodo così: si sceglie un tema possibilmente controverso, si creano due squadre una favorevole e l’altra contraria alla mozione, si assegnano partecipanti alle squadre indipendentemente da ciò che davvero pensino sull’argomento, li si fa argomentare pro e contro secondo tempi prefissati, infine si fa votare il pubblico per vedere chi sia stato più convincente.

 

È un gioco intellettuale da cui dubito poi sfileranno squadracce di manganellatori. Anzi, più astrusa è la mozione più interessante è il dibattito, e in passato ho assistito, senza pericolo alcuno per la società, a discussioni su “i selvaggi non hanno l’anima”, “bisogna abolire la libertà di stampa”, “i robot devono avere diritto di voto”, e così via. Non so se l’Anpi voglia proibire anche questi.

Di sicuro si è detta contraria alla “pratica culturale” del dibattito organizzato dalle scuole della Lunigiana, senza pensare che solo difendendo o contrastando opinioni difformi ci si accorge dei punti di forza e delle debolezze delle convinzioni acritiche, proprie e altrui. Curioso metodo, voler impedire un dibattito per difendere la democrazia.

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