bandiera bianca

Pernacchie anonime

Antonio Gurrado

Sullo stesso giornale, la stessa storia è horror se pubblicata nella cronaca locale e commedia all’italiana se in prima pagina

A me gli occhi. Cronaca di Milano ieri su Repubblica, pagina 7: “Oltre tre anni di telefonate mute, nel cuore della notte, che hanno sprofondato una famiglia in un incubo che sembrava senza fine. Dal febbraio 2006 al settembre 2009 il telefono squilla all’improvviso e dall’altro lato della cornetta non arriva nulla, se non l’inquietante respiro di un nemico invisibile”.

 

Cronaca di Milano, sempre ieri e sempre su Repubblica, ma in prima pagina: “Oltre tre anni di telefonate mute, nel cuore della notte, che hanno sprofondato una famiglia in un incubo che sembrava senza fine. Dal febbraio 2006 al settembre 2009 il telefono squilla all’improvviso e dall’altro lato della cornetta non arriva nulla, se non pernacchie”.

   

Da ciò si evince: che la pernacchia è l’inquietante respiro di un nemico invisibile; che la stessa storia è horror nel primo caso e commedia all’italiana nel secondo; che la terminologia della cronaca locale, sempre costretta all’equilibrismo sul filo sottile fra farsa e tragedia, è inevitabilmente (tanto più in questo caso) mero flatus vocis.

 

La prossima volta che qualcuno cercherà di convincervi che i fatterelli della gente comune sono davvero degni di attenzione, mi raccomando, fategli sentire tutto il vostro inquietante respiro di nemici invisibili.

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